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Shadowhunter. La città degli angeli – L’estratto

Creato il 04 ottobre 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

 

Shadowhunter. La città degli angeli – L’estrattoQualche giorno fa, girovagando nel web, siamo riusciti a trovare un estratto del nuovo libro di Cassandra Claire che, a fine mese, grazie alla Mondadori avremo il piacere di avere nelle nostre librerie!

Per questo motivo ve ne postiamo un piccolo assaggio qua, sul blog…
Fateci sapere che cosa ne pensate!

 

1

IL PADRONE

— Solo un caffè, grazie.
La cameriera sollevò le sopracciglia disegnate. — Niente da mangiare? — chiese con aria delusa e un marcato accento slavo.
Simon Lewis non poteva darle torto: probabilmente la ragazza sperava in una mancia migliore di quella che avrebbe ricevuto per una semplice tazza di caffè. Ma non era colpa di Simon se i vampiri non mangiavano. A volte, al ristorante, ordinava comunque un po’ di cibo, giusto per dare una parvenza di normalità, ma la sera tardi di un martedì, in un Veselka dove era quasi l’unico cliente, non valeva la pena sforzarsi. — Caffè e basta.
Con un’alzata di spalle la cameriera riprese il menu plastificato e si allontanò per consegnare l’ordinazione. Simon appoggiò la schiena contro la sedia di plastica dura e si guardò attorno. Veselka, una tavola calda specializzata in cucina slava all’angolo fra Ninth Street e Second Avenue, era uno dei suoi posti preferiti in tutto il Lower East Side: un vecchio locale di poche pretese tappezzato di murales bianchi e neri, dove ti lasciavano stare seduto tutto il giorno a patto di ordinare almeno un caffè a intervalli di mezz’ora. Facevano anche quelli che un tempo erano i suoi tortelli vegetariani preferiti con zuppa di barbabietola, ma ormai quei tempi erano acqua passata.
Era la metà di ottobre, e al ristorante avevano iniziato a esporre i primi addobbi per Halloween: un cartello in equilibrio precario con la scritta DOLCETTO O TORTELLO? e la sagoma di cartone del conte Blintzula, una specie di Dracula russo. Un tempo quelle decorazioni un po’ squallide facevano morir dal ridere Simon e Clary. Ora invece il conte, con quei canini finti e il mantello nero, non lo metteva più tanto di buonumore.
Il ragazzo lanciò un’occhiata in direzione della finestra. Era una serata fresca e il vento faceva volteggiare le foglie su Second Avenue come fossero manciate di coriandoli. Per strada c’era una ragazza che camminava, una ragazza con un impermeabile legato stretto in vita e con lunghi capelli neri che ondeggiavano al vento. Quando passava, la gente si voltava a squadrarla. Anche Simon una volta guardava così le ragazze, fantasticando e domandandosi dove fossero dirette, chi avrebbero incontrato: non dei tipi come lui, poco ma sicuro.
Quella invece sì. La porta della tavola calda si aprì al suono di un campanello e Isabelle Lightwood fece il suo ingresso. Appena vide Simon sorrise e gli andò incontro, togliendosi l’impermeabile e appoggiandolo sullo schienale della sedia prima di accomodarsi. Sotto la giacca portava quella che Clary definiva la “tipica tenuta da Isabelle”: vestito di velluto corto e aderente, calze a rete e stivali. Infilato in cima allo stivale sinistro, c’era un coltello che Simon sapeva di essere l’unico a poter vedere. Nonostante ciò, mentre la ragazza si sedeva gettando indietro i capelli, tutti i presenti rimasero a guardarla. Qualunque cosa indossasse, Isabelle attirava l’attenzione come uno spettacolo di fuochi d’artificio…

Per leggere tutto il primo capitolo


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