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#shakespearesbirthday: To be or not to be...
Creato il 25 aprile 2014 da Nebbiadilondra @nebbiadilondraIl mese di Aprile è un mese speciale. Cade infatti il compleanno del William piu famoso del mondo (no, non il William di William and Kate): William Shakespeare.
Questa settimana, poi è ancora più speciale in quanto Mercoledì 23 Aprile Shakespeare ha compiuto 450 anni – o almeno si pensa l'abbia fatto in quel giorno, visto che non si sa con certezza la data della sua nascita. E le celebrazioni produzioni, mostre e documentari in programma in tutto il mondo si sprecano, che come Jane Austen, anche Shakespeare è un simbolo che trascende tempo e luogo. E come Jane Austen ha persino una pagina Facebook, numerosi twitter accounts e app gratuite per avere l'opera omnia del bardo sempre in tasca! Great! Il 21 Aprile la Regina Elisabetta ha compiuto 88 anni e la stampa la ha appena nominata...
E per restare in tema con le celebrazioni, io e la mia dolce meta' l'abbiamo festeggiato regalandoci un fantastico Amletonella magica wooden “O” del Globe Theatre - adoro l’atmosfera del Globe il suo spazio intimo che sembra voler abbracciare attori e spettatori: e' un esperienza elettrizzante.
To be or not be. Dubito esista ancora qualcuno al mondo che non abbia sentito, almeno di sfuggita questa frase, una delle più celebri della letteratura di tutti i tempi. Scritta nel 1599 The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark ha visto la luce in un momento particolarmente difficile dal punto di vista politico e religioso. Shakespeare era nato in un mondo in cui la vecchia religione era stata rimpiazzata da una nuova - un mondo in trepida attesa della fine imminente del Regno di Elisabetta I e della dinastia Tudor, ed era ben cosciente di stare vivendo in un momento di cambiamento epocale. Inutile dire che questa incertezza per un mondo passato, ma non ancora completamente sepolto e un mondo nuovo non ancora ben definito, e' particolarmente sentita in questo dramma. Come quando per esempio, il padre di Amleto ritorna sotto forma di Fantasma dicendo di essere in Purgatorio, poiché morto senza l'estrema unzione! Un'errore? Una svista? Non lo sapremo mai, ma questa cosa (il Purgatorio era stato abolito dalla Chiesa protestante) avrebbe potuto costare cara al nostro Bardo se, invece di Elisabetta, sul trono ci fosse stato il di lei fratello, il super-radicalissimo protestante Edoardo VI... Uh!
Il problema religioso, il tradimento, la successione al trono, la morte della cavalleria e dei suoi ideali: Shakespeare non era certo a corto di materiale a cui ispirarsi per le sue tragedie, e tutte le opera scritte in questo anno (Giulio Cesare, Enrico V, Come vi piace) affrontano in un modo o nell’altro queste tematiche. Qui Shakespeare costringe Amleto a lottare con la sua coscienza prima di agire (o non agire) dramma interiore che culmina nel soliloquio più famoso del mondo. Che diciamocelo, il povero Amleto era poco piu' di un adolescente tradito preticamente da tutti (la madre, Ofelia, gli amici): chiunque avebbe perso la bussola nei suoi panni...
Devo ammettere che ha tratti ho faticato a seguire il discorso: la lingua utilizzata da Shakespeare in questa tragedi è difficile, non solo perché arcaica e piena di doppi sensi, ma anche perché noi lettori moderni non abbiamo più le conoscenze della Bibbia e dell'antichità classica che il pubblico dell'epoca aveva.E non sono solo le parole che sceglie, ma il modo in cui le usa, che rende il linguaggio di Amleto cosi difficile – e non solo per chi come me non è inglese di madrelingua. Shakespeare voleva che il suo pubblico si sforzasse e fa largo uso di endiadi (letteralmente "una parola attraverso due"- grazie Wikipedia!), una figura retorica che consiste nell'utilizzo di due o più parole per esprimere un unico concetto. Nei versi di Shakespeare il significato delle parole comincia ad oscillare causando nello spettatore una vera e propria vertigine mentale. Giuro che ci sono stati momenti in cui avrei voluto avere le note a fondo pagina!
Ma la cosa cosa affascinante per una patita di linguistica come lo sono io e' la vulcanica creatività della sua mente e il fatto che, nonostante il suo vocabolario fosse già molto vasto se paragonato a quello di altri drammaturghi, Shakeaspeare usa nell’Amleto più parole di quante ne abbia mia usate prima. E quelle che non esistono, se le inventa (si dice che abbia coniato circa 600 nuove parole solo per questo dramma). Espressioni idiomatiche come "Fragilità, il tuo nome è donna!" o C'è del metodo in questa follia” che ora fanno parte del linguaggio comune, provengono da lì.
E ieri sera quando uno degli attori si e' interroto e, rivolto al teatro strapieno nonostante la pioggia insistente e la serata freschina (siamo ancora in Aprile, un Aprile inglese...), ha gridato "Happy Birthday Will!" e l'intero Globe e' esploso in un interminabile applauso, ecco in quel momento ho pensato che Shakespeare avrà anche compiuto 450 anni, ma davvero e' più vivo che mai.
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