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Shame di Steve Mcqueen. 2011

Da Barbara2011
"Scopriamo un fascino nelle cose ripugnanti; ogni giorno d'un passo, col fetore delle tenebre, scendiamo verso l'Inferno, senza orrore" (I fiori del male) Shame di Steve Mcqueen. 2011 Bisogno primario? Il sesso. Ed essere un musicista degli anni 60. Compulsivo: atti onanistici e carnali ripetutamente ricercati. Ma nessuno lo immagina dall'esterno. Brandon è un uomo d'affari apparentemente freddo e glaciale. Sissy, la biondissima e ipersensibile sorella minore, romperà quest'equilibrio già precario, Brandon oltrepasserà la soglia e sentirà il bisogno di trasgredire fino alla deprevazione. Vergogna come recita il titolo? Ma perchè vergognarsi? Ci disgustiamo sul serio se un uomo si masturba guardando un porno? Musica incantevole e commovente fa da cornice alla perdita apparente della dignità di Brandon del tutto asservito al suo organo genitale. I bisogni dell'anima non si controllano, l'istinto animale/darwiniano ci permette di continuare la nostra esistenza. Si chiama natura, non vergogna. Segreteria telefonica, bagno, doccia, risveglio, tutto è automatico nella vita di Brandon: i sentimenti sgorgano nelle telefonate della sorella origliate, nella lentissima New York New York di Sissy cantata in un locale. Bisogno emulativo, di chi si guarda allo specchio: Brandon ripropone l'amplesso spiato per strada. I suoi sguardi dilaniati dal dolore durante l'orgia mi hanno commossa. Hunger, il suo primo lungometraggio, non è mai stato distribuito in Italia. Questa si che è una vergogna.

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