Magazine Diario personale
Se invece produci vino cancarone, addizionato con carriolate di zucchero per dargli gradazione, allora ogni barolo 2011 sarà il degno rappresentante di un’annata memorabile. Non di tua produzione, ma memorabile.Funziona così anche con le mie annate, alla rovescia.La mia vigna è di una indecenza tale che l’ultima annata è squisitamente, rancidamente nella norma.Essendo tutta esperienza di mia produzione, posso però prendermi il merito di alcuni accadimenti che hanno dato un’impronta unica al bouquet.Nei grappoli gli ultimi giorni prima della vendemmia sono fondamentali per suggellare la qualità del succo. Occorrono soleggiati, per rosolare il chicco e tostare i gradi: qualche bottiglione in meno, tanta goduria in più alla mescita.Stessa cosa con il mio finale d’annata.Ho infilato un superbo colpo di coda, con due perle particolarmente caratterizzanti.In realtà sono un episodio in controtendenza all’altro, ma in ogni caso hanno “smosso la classifica”, diciamo così.Adesso posso dire che il mio 2011 abbia qualche grado alcolico.Il primo episodio ve lo riporto con malcelato orgoglio.Giovedì 8 dicembre ho fatto la doccia: in piedi nella vasca, con la tendina per non bagnare il pavimento, lavandomi tutto dalla testa ai piedi, la doccia insomma!Bene, giovedì 22 dicembre, alle ore 19 circa, l’ho rifatta.Ho aspettato fino all’ultimo per non correre il rischio di vanificare la prestazione per un cavillo di poche ore.Quattordici giorni senza fare la doccia! È record! Miglior prestazione sull’anno solare 2011!Ormai non ci speravo più, visto che siamo allo scadere dell’anno, ma ce l’ho fatta.Non è il record assoluto, che risale a svariati anni fa, quando stetti un mese senza lavarmi, ma in quel caso ero avvantaggiato da una bronchite coriacea che caratterizzò un intervallo significativo di quelle settimane.Questa volta no. Due settimane nette nette, cioè al netto di qualsiasi alibi influenzale per non lavarmi. Non nettissimo io, anche se avrei potuto durare ancora qualche giorno.Mi sarebbe bastato farmi uno shampoo in più in testa, che quello è ammesso durante il record, quando è più che una sensazione il prurito da pulci sul cuoio capelluto.Ma le mutande no, le mutande non le ho cambiate altrimenti sarei stato passibile di squalifica.Comunque, è andata! Chiudo il 2011 soddisfatto con questo palmares:uno scudettouna supercoppa di Legauna doccia dopo 14 giorni.Ed è anche merito mio.
Il secondo episodio, che ha dato anch'esso un tocco di personalità a quest’anno, è occorso esattamente l’indomani, venerdì 23.Probabilmente ero ancora su di giri fresco e profumato di doccia. Fatto sta che alle 11, come spesso faccio, sono uscito dall’ufficio per farmi il giro dell’edificio in pausa caffè, approfittandone per pranzare al sacco.Lo faccio spesso perché mi irrita investire un’ora in pausa pranzo per un’attività che si può espletare in cinque minuti, pranzare appunto.Allora, dicevo, esco dal cancelletto che dà sul marciapiede, con il mio barattolino di olive Termite di Bitetto, e del pane tostato.Faccio per aprire il barattolino, ma, distrattamente e inaspettatamente, pure maldestramente, lo apro male, e in men che non si dica otto delle mie dodici olivette, saltano fuori dal barattolino monouso di plastica e cadono sulla strada.Dovete sapere che io sono ghiotto di olive. Vedere delle olive che rotolano sull’asfalto mi ha procurato un senso d’angoscia e impotenza, per un attimo la gioia del record doccia si è dissolto come una bolla di sapone.Però non ho perso la calma, sono rimasto fermo, che in certi casi meno ti muovi meglio è.Bisogna fare così, fidatevi, sia che abbiate ai vostri piedi un cobra dell’India che sibila, o delle olive verdi che rotolano. Calma e gesso!Appena le olive hanno smesso di rotolare ho ripreso in mano la stecca del mio destino.Hic et nunc!Analisi: nessuna oliva è rotolata nella feritoia dello scarico dell’acqua piovana; trattasi di una viuzza secondaria con poco traffico, e in questo momento non passano auto e nemmeno pedoni.Guardo le olive, col dorso luccicante al sole sembrano dire provocanti “Pappaci, Kisciotte, siamo tue e siamo succose e saporite!”Deciso! Di rinunciarvi non se ne parla nemmeno.Mi chino e a una a una le raccolgo amorevolmente e le ripongo nel barattolino insieme a quelle già superstiti alla caduta.Chiudo il barattolino e faccio il mio giro di pausa caffè.Rientro in ufficio, vado in bagno e sciacquo bene le olive sotto il lavandino, rimuovendo granellini di asfalto e altri polveri sottili.Poi le scolo e vado a papparmele col pane tostato, seduto al pc.
Un poco sciapette, dopo il lavaggio sotto l'acqua corrente, ma vabbeh.È vero che ho dovuto rinunciare al valore aggiunto e inappagabile di sputacchiare i noccioli lungo il percorso esterno e magari anche dentro i giardini delle portinerie adiacenti.È anche vero che ho imparato la lezione: non bisogna sedersi sugli allori. Una volta conquistato un titolo, stabilito un record, dall’istante successivo “concentrati sulla nuova situazione!”
Altrimenti poi finisce che le olive cascano per terra.E allora è meglio un barbone vivo che un bagnoschiumato morto.Che l’alloro non ha mai sfamato nessuno.L’ulivo invece sì.Sacco vuoto non sta in piedi.Kisciotte ripieno di olive sì!
K.
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