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“Sharknado”: il cinema che non avreste mai osato vedere

Creato il 04 dicembre 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2013

Distribuzione: The Asylum

Durata: n.d.

Genere: sci-fi

Regia: Anthony C. Ferrante

Qualche anno fa cominciò ad apparire nei mercati cinematografici internazionali, e sul web, un poster che da subito suscitò l’interesse e la curiosità dei cinematografari più folli: un disegno esageratissimo di un tornado con in mezzo centinaia di squali e, in gigantesco, un grosso titolo in odor di genio, “SHARKNADO”. Ovviamente la casa fautrice di questo delirio non poteva che essere l’infaticabile Asylum, ormai da anni specializzata in rip-off e monster movie oltre ogni umana immaginazione (e che in questa rubrica sono stati trattati più volte) che a forza di prodotti impresentabili (ma che fanno sempre il pieno di ascolti sulla piattaforma satellitare SyFy), che successivamente riesce a vendere ovunque, è diventata probabilmente la casa di produzione-distribuzione con il listino più corposo di tutte le altre. E il colpaccio è arrivato proprio  quando Sharknado, silente, ha esordito in tv scatenando un putiferio mediatico gigantesco (500 tweet al minuto di commenti appena finita la messa in onda arrivati velocemente a quota 320.000) con la gente che l’ha bollato come “il peggior film di sempre” e addirittura arrivando ad avere servizi al telegiornale nazionale anche qui nel belpaese.

Ma cos’è (e soprattutto com’è?) questo nuovo delirio? Si inizia subito in mezzo ad un enorme tempesta in mare dove un battello che smercia pinne di squalo di contrabbando viene distrutto da un gigantesco tornado che sta inglobando tutti gli squali dell’oceano. La tempesta di bestie raggiunge brevemente le coste della California dove semina morte, distruggendo il baretto del nostro gruppetto di “eroi” capitanato dal redivivo Ian Ziering da Beverly Hills 90210, accompagnato dall’amico surfista (una specie di Fred Ward più cane), una ficona con la passione per i fucili a pompa (ehm…si) che odia gli squali perchè gli hanno mangiato i nonni, e un ciccione pervertito che con lo sgabello del bar prende a sediate gli squali che piovono dal cielo e salva cani chiusi in macchina dagli tsunami. Ziering, preoccupato per il maltempo, decide di chiamare l’ex moglie Tara Reid che vive a Beverly hills con i due figli e il nuovo compagno e li raggiunge con la simpatica carovana per portarli in salvo. Mentre attraversano l’america completamente allagata con gli squali che nuotano per le strade (ma dove camminano loro l’acqua non c’è mai, anche se ad un metro da loro vediamo tsunami di acqua ingoiare cavalcavia) e aver perso per strada il ciccione pervertito (morte a cui nessuno, per primi i personaggi del film, è fregato qualcosa), riescono a raggiungere la famigliola che è tranquillissima (e anzi si incazza perchè Ziering è venuto a rompergli le scatole), nonostante dai tombini davanti casa loro fuoriescano squali tigre. Tempo tre minuti e la casa di Tara Reid si allaga, uno squalo si mangia il manichino umano neo compagno di lei e inizia una noiosissima scena di assalto con i nostri che tentano di sconfiggere gli squali dentro casa (che a seconda delle inquadrature sono giganteschi o grandi come alici) allontanandoli con dei mobili di legno. Ad un certo punto, non si capisce ben come, riescono a scappare (e magicamente la casa non è più immersa nell’acqua) e decidono di andare a raggiungere il loro figlio che sta facendo scuola di volo. Nel corso del viaggio, sempre con l’indistruttibile jeep,  nonostante la pioggia di squali e vari tsunami per la città, trovano il tempo di salvare uno scuolabus pieno di bambini (in una sequenza tra le più brutte viste nei prodotti asylum) e di lasciare l’automobile proprio qualche secondo prima che salti in aria. Nel frattempo l’acquazzone termina e tre giganteschi tornado pieni di squali cominciano a distruggere Los Angeles.

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La cosa buffa è che nonostante ci sia concettualmente l’apocalisse, la gente lungo le strade sembra non accorgersene (non c’è molto traffico, le auto sono parcheggiate bene, etc…) e negli imbarazzanti totali dove vediamo il tornado digitale sopra la città è possibile vedere le automobili che continuano a muoversi nelle strade come niente fosse. Ian & co. riescono a “rimediare” un super hammer da guerra e, dopo una pausa a fare la spesa al supermarket (?!?!?!), raggiungono l’aeroporto dove il figlio studia e che chiaramente, nonostante sia nascosto con i compagni dentro il capannone, ignora l’assurdo che sta succedendo all’esterno. Vengono immediatamente raggiunti da uno dei tre “Sharknado” che ammazza un po’ di inutili comparse e spazza via tutto quanto tranne il capannone dove si sono nascosti loro e un elicottero che è rimasto ancorato al terreno senza alcuna spiegazione. Così Matt, il bamboccione figlio Ziering, insieme al Fred Ward dei poveracci, decide di creare delle bombe da lanciare dentro gli “Sharknadi” tramite l’elicottero. E così ecco che bamboccio-Matt e la ficona-col-fucile (che per tutto il film è innamorata di Ziering, ma che alla fine si farà bastare il figlio) volano e riescono a placare due di questi; ma la ficona mentre sta prendendo a coltellate uno squalo attaccato all’elicottero viene mangiata da un bestione che volava lì per caso, nonostante da terra Ziering con una pistola spara agli squali volanti. Il terzo sharknado è gigantesco, le bombette dell’elicottero non bastano e la sua potenza si risucchia il fred ward dei poveracci che lascia agli ormai sparuti sopravvissuti in eredità il super hammer gonfio di esplosivi. Ziering, la Reid, e la loro figlia rompipalle (che in mezzo all’apocalisse è capace solo di rompere le scatole sull’assenza del padre nella loro famiglia e della gelosia verso il fratello che vede come “preferito”) si rifugiano dentro un ospizio di vecchi ovviamente ignari di tutto, ma sarà vedere il figlio sopravvivere incredibilmente all’elicottero che porterà il nostro eroe a guidare l’hammer-bomba verso l’ultimo Sharknado, lanciandogli la macchina a tutta corsa addosso, non senza prima averlo salutato da surfista con un sorriso ammiccante. Lo Sharknado viene eliminato con la super-esplosione e cominciano a piovere squali dal cielo che il nostro eroe prende a fucilate e pistolettate mentre corre verso la famiglia: ma è quando un gigantesco squalo, che precipita dal cielo, sta per inghiottire la maledetta figlia sua che il film piazza il suo colpo di genio, con Ziering che si tuffa volando dentro la bocca del mostro con una sega elettrica e ne riesce oltre che vivo anche con la ficona a pompa (si! È entrato al volo nello squalo che l’aveva mangiata e la ritira fuori viva e sana, tipo geppetto), e sarà così che la riformata famiglia guarderà felice il tramonto di questa “giornata d’inferno” (come l’apostrofano alla fine).

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Ebbene si, questo è Sharknado. Al timone di questo capolavoro c’è Anthony C. Ferrante (regista del pessimo Slasher Boo e della risposta asylum ad Hansel & Gretel cacciatori di streghe) e bisogna dire che, nonostante l’immonda qualità a cui ci ha abituato la casa produttrice, raramente si è visto un loro prodotto confezionato così male: ad un montaggio di inconcepibile bruttezza, con le peggiori scene d’azione viste negli ultimi anni, si affianca una fotografia quasi sperimentale per come ignora il più semplice concetto di “continuità” ed una pioggia infinita di scavalcamenti di campo d’altri tempi, oltre a mostruosità di edizione che fanno sembrare spesso alcune sequenze del film come una serie di immagini provenienti da altre parti appiccicate alla bene e meglio (e in gran parte è così, soprattutto nella prima metà in cui immagini di repertorio di strade allagate e soccorsi la fanno da padrone). E questo è in soldoni il film più chiaccherato dell’Asylum, sicuramente una delle fetecchie più assurde (e a suo modo sublimi) che il cinema demmerda recente ha partorito, il lavoro che definitivamente li renderà conosciuti anche a quei pochi che ignoravano (o volevano ignorare) questo tipo di cinema. Purtroppo non è uno dei più divertenti (il comunque recente two-headed shark attack era se possibile ancora più folle), ma tra un film di Bela Tarr e uno di Kim Ki Duk sono sicuro che saprà regalare inconfessabili piaceri anche al più “snob” dei salotti del cinema d’autore. E prepariamoci perchè già sta girando per internet l’incredibile trailer di Ghost Shark. Bon appetit.

Raffaele Picchio


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