Sono nella regione dello Shekhawati, nel Rajasthan nord orientale, una parte un po' fuori dal classico percorso turistico, ma che nel ''Rinascimento indiano'' era sulla via della Seta, quindi un punto di passaggio per i carovanieri provenienti dai porti del Mar Arabico e diretti nelle citta' della pianura del Gange. Di sicuro qui giravano i soldi, non si potrebbe spiegare la ricchezza delle ''haveli'', le case signorili completamente affrescate, che sono la principale attrazione. A Mandawa, dove il patrimonio e' stato per fortuna piu' preservato, mi trovo in una haveli convertita in un hotel e ovviamente di grande fascino per i tipici affreschi di questa regione. I ricchi uomini di affari dello Shekhawati avevano senza dubbio un amore per l'arte a tal punto che e' nata una scuola di pittura locale. Per fortuna, molto e' stato preservato alle razzie dei vari invasori, specie dai mughal che qui non sono mai arrivati. Forse sono state le scarse comunicazioni a salvare questo angolo di Rajasthan. Ancora oggi arrivare qui e' un'impresa, una specie di rally nel deserto, per lo stato delle strade. Ma meglio cosi'... Mi immagino con curiosita' quale bellezza doveva essere stata la citta' nel 1700 e 1800, come vivevano i residenti di queste case e poi il declino con l'arrivo degli inglesi che hanno preso in mano il commercio e aperto altre rotte. E i commercianti dello Shekhawati se ne sono andati a Mumbai e Calcutta lasciando indietro le loro belle e ricche magioni. ''Sic transit gloria mundi'', come dice il detto latino rispolverato di recente dall'ex premier italiano a proposito della caduta di Gheddafi e diventato valido anche per lui. E' andata cosi'. Il dramma e' pero' che la caduta dalla gloria dei tempi d'oro dello Shekhawati purtroppo non si e' ancora arrestata e che il patrimonio locale e' a rischio di finire nelle mani rapaci dell'industria turistica. Il castello di Mandawa ne e' un esempio. Meta' e' stato trasformato in hotel di lusso, dedicato soprattutto ai viaggi organizzati (adesso e' pieno, e' alta stagione, soprattutto turitisi da UK), l'altra meta' giace abbandonata. Mi hanno detto che la proprieta' era stata divisa un secolo fa tra due litigiosi fratelli discendenti del potente del loco. Mentre uno ne ha fatto un albergo, l'altro l'ha ceduta a una famosa catena alberghiera indiana, che non ne ha fatto nulla. Cosi' meta' del castello e' stato ridipinto di bianco e l'altro e' rimasto come era in origine, molto meglio direi, ma nella completa incuria. Questo e' quanto ho visto dal cancello aperto, perche' una guardia mi ha chiesto 250 rupie per la visita all'albergo, comprensiva di un ''drink'', come mi e' stato detto. E' il primo caso di biglietto di ingresso in un hotel, ma capisco che in effetti mantenere questi gioielli di architettura ha un costo altissimo.
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Sono nella regione dello Shekhawati, nel Rajasthan nord orientale, una parte un po' fuori dal classico percorso turistico, ma che nel ''Rinascimento indiano'' era sulla via della Seta, quindi un punto di passaggio per i carovanieri provenienti dai porti del Mar Arabico e diretti nelle citta' della pianura del Gange. Di sicuro qui giravano i soldi, non si potrebbe spiegare la ricchezza delle ''haveli'', le case signorili completamente affrescate, che sono la principale attrazione. A Mandawa, dove il patrimonio e' stato per fortuna piu' preservato, mi trovo in una haveli convertita in un hotel e ovviamente di grande fascino per i tipici affreschi di questa regione. I ricchi uomini di affari dello Shekhawati avevano senza dubbio un amore per l'arte a tal punto che e' nata una scuola di pittura locale. Per fortuna, molto e' stato preservato alle razzie dei vari invasori, specie dai mughal che qui non sono mai arrivati. Forse sono state le scarse comunicazioni a salvare questo angolo di Rajasthan. Ancora oggi arrivare qui e' un'impresa, una specie di rally nel deserto, per lo stato delle strade. Ma meglio cosi'... Mi immagino con curiosita' quale bellezza doveva essere stata la citta' nel 1700 e 1800, come vivevano i residenti di queste case e poi il declino con l'arrivo degli inglesi che hanno preso in mano il commercio e aperto altre rotte. E i commercianti dello Shekhawati se ne sono andati a Mumbai e Calcutta lasciando indietro le loro belle e ricche magioni. ''Sic transit gloria mundi'', come dice il detto latino rispolverato di recente dall'ex premier italiano a proposito della caduta di Gheddafi e diventato valido anche per lui. E' andata cosi'. Il dramma e' pero' che la caduta dalla gloria dei tempi d'oro dello Shekhawati purtroppo non si e' ancora arrestata e che il patrimonio locale e' a rischio di finire nelle mani rapaci dell'industria turistica. Il castello di Mandawa ne e' un esempio. Meta' e' stato trasformato in hotel di lusso, dedicato soprattutto ai viaggi organizzati (adesso e' pieno, e' alta stagione, soprattutto turitisi da UK), l'altra meta' giace abbandonata. Mi hanno detto che la proprieta' era stata divisa un secolo fa tra due litigiosi fratelli discendenti del potente del loco. Mentre uno ne ha fatto un albergo, l'altro l'ha ceduta a una famosa catena alberghiera indiana, che non ne ha fatto nulla. Cosi' meta' del castello e' stato ridipinto di bianco e l'altro e' rimasto come era in origine, molto meglio direi, ma nella completa incuria. Questo e' quanto ho visto dal cancello aperto, perche' una guardia mi ha chiesto 250 rupie per la visita all'albergo, comprensiva di un ''drink'', come mi e' stato detto. E' il primo caso di biglietto di ingresso in un hotel, ma capisco che in effetti mantenere questi gioielli di architettura ha un costo altissimo.
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