Com’è iniziato il nuovo anno? Avete fatto propositi per il 2014? Li manterrete? Il mio è iniziato piuttosto bene, anche perché sapevo che il primo gennaio significava qualcosa in più rispetto a un nuovo ripetitivo anno: l’inizio della terza stagione di Sherlock. Il 2013, infatti, è stato un anno senza l’investigatore creato da Conan Doyle sia sotto il punto di vista filmico, sia sotto quelle delle serie tv. Ma che volete farci? Gli inglesi sono fatti così: quando hanno voglia tirano fuori le cose. La precisione e la serialità tipici dell’America non sono proprio nelle corde dei cugini isolani, che fanno serie e miniserie favolose, ma senza una cadenza precisa. Basti vedere Doctor Who, che dopo esce un po’ quando gli pare e non rivedremo prima dell’autunno di quest’anno. Per fortuna che dietro l’angolo c’era Sherlock che ci farà compagnia per tre episodi (eh si, anche la lunghezza delle serie risente della pigrizia inglese). Al termine della seconda stagione nel 2012, però, Sherlock ci aveva lasciato con un “colpo di scena”, inserito tra virgolette perché il nome della puntata (le cascate di Reichenbach) non poteva portare altro che alla finta morte del detective londinese.
Ricordiamo, infatti, che sebbene la serie sia ambientata ai giorni nostri i due sceneggiatori, Mark Gattis e Steven Moffat, si rifanno molto ai classici libri di Arthur Conan Doyle, magari solo partendo dai titoli dei romanzi ricostruiscono una storia completamente nuova che gira intorno a qualche assonanza con i libri. Le cascate di Reichenbach, infatti, sono il luogo dove avviene la finta morte dell’ispettore nei romanzi di Doyle, mentre nella serie è un dipinto che fa da pretesto al titolo dell’episodio. Quello che rimane intatto, comunque, è che Sherlock sembra morire durante l’epico scontro con la sua nemesi, Jim Moriarty, che nei romanzi viene portata a fondo con Holmes, mentre nella serie si spara un colpo in bocca.
Nell’ultimo anno c’erano state, inoltre, tantissime teorie su come Sherlock potesse essere sopravvissuto alla caduta dal tetto del Bart; teorie che non vengono né smentite né confermate, visto che neanche Sherlock ci rivela la verità sulla sua finta morte. Sappiamo solo che l’espediente si è reso necessario per smantellare l’intera rete criminale messa su da Moriarty e che solo pochissimi ne erano a conoscenza, fra i quali il fratello di Sherlock e Molly. Jhon è stato tenuto all’oscuro di tutto, vivendo per due anni nel dolore della perdita dell’amico.Tornato a Londra, Sherlock trova le cose fortemente cambiate. Watson è impegnato in una seria relazione amorosa, idem per Molly che si è scelta un compagno del tutto simile a Sherlock. L’investigatore viene rispedito all’azione direttamente dal fratello, Mycroft, per sventare un attentato terroristico nel cuore di Londra che si verificherà il 5 novembre (suona qualche campanella?). La puntata è come sempre bellissima, anche se forse a tratti un po’ esagerata, ma rende al meglio la bellezza della serie e sembra quasi dire “Gli amici americani ci stanno provando con Elementary, ma il vero Sherlock Holmes ce lo abbiamo solo noi”. Oltretutto ci viene presentato un nuovo nemico per Sherlock, anche se ne vediamo solo gli occhi nella scena finale. Chi sarà la nuova nemesi? Sarà all’altezza del duello Sherlock-Moriarty? In realtà le risposte a queste domande, almeno in parte, già le abbiamo. La nuova nemesi sarà infatti Charles Augustus Magnussen interpretato dall’attore danese Lars Mikkelsen. Il personaggio è l’adattamento di Charles Augustus Milverton, che compare solamente in una storia scritta da Conan Doyle nelle 13 successive alla morte e al ritorno di Sherlock Holmes. Milverton è descritto nei romanzi come il “Re dei ricatti”.