Titolo: Sherlock Holmes
Anno: 2009
Regista: Guy Ritchie
Soggetto: Arthur Conan Doyle, Lionel Wigram
Con:
Robert Downey Jr.: Sherlock Holmes
Jude Law: Dottor Watson
Rachel McAdams: Irene Adler
Mark Strong: Lord Blackwood
Kelly Reilly: Mary Morstan
Eddie Marsan: Isp. Lestrade
William Houston: Clark
Hans Matheson: Lord Coward
James Fox: Sir Thomas
Clive Russell: Cap. Tanner
William Hope: John Standish
Martan Kozek:Imskay
Jeanna Blow: Moria Standish
Più di una persona mi ha detto che da un film sul celebre personaggio di Sir Arthur Conan Doyle si aspettava ben altro. Holmes, investigatore della Londra Vittoriana è geniale, elegante, pacato e perspicace. Nell'immaginario collettivo un guru dal metodo di indagine insolito ma dal fare "educato": sempre posato e "polite" nei modi di fare. Fortunatamente questi giudizi, spesso negativi sulla pellicola, non hanno pregiudicato la mia visione e la mia obiettività nel formarmene un'opinione e formularne un giudizio.
Il film è ricercato ma mai snob: alcune inquadrature meritano davvero molto per la capacità del regista di cogliere luci e particolari fini, "d'autore" e renderli evidenti allo sguardo anche dei meno attenti.
Lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie è un vizioso (beve, scommette...) con una forte sindrome ossessivo-compulsiva per qualsiasi cosa lo incuriosisca, al punto da tentare su di sè e sul suo cane esperimenti dalla provata pericolosità. Splendido il passaggio in cui afferma "con la teoria musicale ho creato l'ordine dal caos" riferendosi a uno studio su piccoli insetti condotto per mezzo del suono del violino e dell'osservazione delle loro disposizioni in volo: "ci ho messo sei ore a intrappolarli a uno ad uno", confessa candidamente. Un bambino o un idiota? Questo è il senso del film: la genialità di Holmes e del suo antagonista sta proprio nel sovvertire le regole e la calma apparentemente "razionale". Holmes è geniale perchè ragiona come se ogni esperienza fosse nuova, focalizza ogni dettaglio in funzione del quadro generale. Si contrappone, con la sua stravaganza e la sua apparente sconclusionatezza, al personaggio di Watson: dottore pacato, intelligente ma molto più ordinario. In più di un tratto la coppia Holmes- Watson mi ricorda la coppia House-Wilson (Dottor House M.D.), in cui Holmes è chiaramente paragonabile a House: entrambi geniali e con chiari disturbi psicologici anche gravi.
La trama fa riferimento a un' avventura del detective (non credo sia tratta da alcuno dei romanzi di Doyle) in cui si trova a fronteggiare un massone ricco e ossessionato dall'occulto, desideroso di mettere il giogo alle istituzioni democratiche dell' Impero Britannico (il più potente al mondo in quel momento). Ma c'è molto di più: Lord Blackwood, oltre ad essere un massone egocentrico e fissato con occultismo e riti satanici è anche dannatamente furbo: cerca in ogni modo di creare panico intorno a se, creando con sottili trucchi delle vere e proprie trappole per la mente dell'ispettore, che ne verrà brillantemente a capo. Risse, spargimenti di sangue, amori, soldi e gioielli, ma anche tanto mistero e furbizia: razionalità e colpi di scena insieme a un'ottima dose di occulto tengono lo spettatore incatenato in una realtà cinematografica dinamica ma profonda. Il film mi è piaciuto per la sua freschezza e per la combinazione di azione e ragione: miscela esplosiva e a tratti anche comica. Ve lo consiglio caldamente
Magazine Avventura / Azione
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