– Da quando è accaduta la tragedia, signor Holmes, mi sono giunti all’orecchio alcuni particolari che difficilmente
si conciliano con l’ordine stabilito dalla natura.
– Ad esempio?
– Ecco: sono venuto a sapere che prima che succedesse la tragedia alcune persone avevano visto nella landa un
essere che corrisponderebbe nelle descrizioni alla bestia demoniaca dei Baskerville, e che non può essere in alcun modo
paragonato ad alcun animale conosciuto dalla scienza. Tutti concordano nell’affermare che si tratta di una creatura
mostruosa, fosforescente, fantastica, spettrale. Ho interrogato questa gente: un campagnolo testardo, un maniscalco, un
agricoltore di brughiera, e tutti e tre mi hanno ripetuta la stessa storia, mi hanno descritto una apparizione spaventosa,
esattamente corrispondente al mastino infernale della leggenda. Le assicuro che nella zona regna il terrore, e non vi è
nessuno che si arrischierebbe ad attraversare la landa di notte.
– E lei, un dotto uomo di scienza, ritiene di trovarsi di fronte a fatti soprannaturali?
– Io non so che cosa credere.
Holmes si strinse nelle spalle. – Sino a oggi ho limitato le mie ricerche a questo mondo – disse. – Con i miei umili
mezzi ho combattuto il male, ma attaccare il Padre del Male in persona potrebbe essere forse da parte mia una pretesa
troppo ambiziosa. Lei però deve ammettere che le impronte sono inequivocabilmente reali.
Quello che avete appena letto è un estratto da Il Mastino dei Baskerville, romanzo di Arthur Conan Doyle, forse una delle storie più famose che vede coinvolto il grande investigatore Sherlock Holmes.
La prima edizione di questo libro è datata 1902, e da allora ha avuto innumerevoli ristampe, finendo spesso nei programmi didattici di scuole medie e di scuole superiori di vario genere.
Il Mastino dei Baskerville è anche il romanzo più famoso che parla dei Cani Neri (i Black Dog), creature leggendarie tipiche del folklore britannico, ma che hanno una loro diffusione anche nelle tradizioni popolari di altri paesi, Italia compresa.
Di un particolare Cane Nero, il Gramo, parla anche uno dei tre racconti compresi nel mio ebook Valli del Terrore. Il mio approccio a tale creatura è ben diverso da quello di Conan Doyle. Se Sherlock Holmes riesce ancora una volta a far trionfare la logica sul presunto paranormale, il racconto che ho scritto io va nella direzione opposta, confermando la mia scelta di occuparmi soprattutto di speculative fiction (letteratura del fantastico).
Ma la cosa buffa è che in realtà Conan Doyle era un “credulone”, piuttosto lontano dal razionalismo del suo personaggio di maggior successo, che tanto piaceva ai lettori proprio perché non concedeva spazio a soluzioni esoteriche e soprannaturali dei casi di cui si occupava.
Pochi però ricordano che l’autore si dedicò anche alla narrativa horror e perfino alla fantascienza, tra l’altro dando alla luce Il Mondo Perduto, grande romanzo di avventura fantastica, tra terre dimenticate dal tempo e dinosauri mai estinti.
Ma Doyle non si limitò a scrivere storie con elementi fantastici e soprannaturali. Era anche, come dicevo poco fa, un credulone.
Credeva infatti nello spiritismo, tanto da pubblicare un saggio sulla storia di questo fenomeno. Col l’avanzare dell’età il paranormale divenne il suo maggiore interesse, sia come autore che come giornalista. Ciò rischiò di minare la sua fama (i “fan” non riuscivano a capacitarsi del fatto che il papà di Holmes sostenesse certe sciocchezze) e lo mise spesso in cattiva luce con la Chiesa Cattolica.
Tuttavia Doyle non fece alcun passo indietro. Continuò a occuparsi di spiritismo e sostenne uno dei principali esponenti di questa dottrina pseudoscientifica, lo scozzese Daniel Dunglas Home.
A dispetto di quanto gli auguravano gli oramai numerosi detrattori, Sir Arthur rimase e rimane a tutt’oggi uno dei più celebrati scrittori di tutti i tempi.
– – –
(A.G. – Follow me on Twitter)