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Non so a voi ma a me questa mentalità piace parecchio, pur continuando a seguire qualche serie da 24 episodi annui mi sembra quasi che queste diventino sempre più logoranti e troppo dilatate, ovviamente ci sono le eccezioni e quel che vi pare, però così è, la formula medio/breve mi pare che offra prodotti migliori. Sentitevi comunque liberi di smentirmi, riesco a guardare così poche serie in un anno che il mio parere non so quanto possa far testo.
Finalmente, grazie proprio alla sua brevità, sono riuscito a guardare con mia moglie una serie seria (cioè che non sia Big Bang Theory e scusate il gioco di parole serie/seria), la nostra scelta è caduta proprio sulla prima stagione di Sherlock.
I creatori Steven Moffat (a lavoro anche su Doctor Who) e Paul McGuigan, dopo aver studiato la lezione di Conan Doyle, trasportano il detective più famoso dell'epoca vittoriana nella Londra dei giorni nostri mantenendone però vizi e virtù inalterati ma al passo coi tempi. Insomma, lo Sherlock Holmes dei romanzi di Conan Doyle non era esattamente un simpaticone così come non lo è l'Holmes interpretato da Benedict Cumberbatch, il primo usava il metodo deduttivo e così fà il secondo, uno era un inguaribile annoiato (tranne che nel dipanare ingarbugliate matasse mentali) e così l'altro. Quindi l'Holmes moderno rispecchia abbastanza fedelmente il vero Holmes, altro che quell'interpretazione da cialtrone propinataci da Guy Ritchie per ben due volte sul grande schermo (e la seconda al momento mi sono rifiutato di vederla). Si gioca con tutto ma per alcune cose ci vuole rispetto, eh!
Qui rispetto ce n'è davvero parecchio, nello spirito almeno se non proprio al 100% nello sviluppo delle trame che prendono comunque spunto dalle storie arrivateci grazie alla penna del fido Watson qui interpretato da Martin Freeman. Il Dr. Watson è, come il suo predecessore, un medico dell'esercito reduce da un'esperienza in Afghanistan. Alla ricerca di un appartamento viene indirizzato al 221B di Baker street, unico neo dell'intera vicenda il dover condividere l'appartamento con lo scostante quanto brillante Sherlock Holmes, sorta di consulente investigativo per polizia e non solo.
Nel primo episodio, Uno studio in rosa, direttamente mutuato dall'originale Uno studio in rosso, entriamo nel nuovo mondo di questo dinamico duo e assistiamo al dipanarsi della vicenda osservando il peculiare metodo investigativo/deduttivo di Holmes che si avvale qui di tutte le moderne risorse a disposizione: internet, smartphones, computer, etc... Allo stesso modo Watson, da scrittore dilettante, diventa un blogger molto seguito e via discorrendo. Come accennavo sopra lo spirito è quello giusto e la dislocazione temporale dal classico al moderno davvero riuscita.
La serie tra l'altro è in crescendo, parte con un ottimo episodio introduttivo dove tra l'altro compare anche Microft Holmes (lo stesso ideatore McGuigan) che ci permette di entrare nel mood della serie, alza il ritmo con un episodio centrale molto dinamico e articolato (il banchiere cieco) e si conclude con un terzo episodio (Il grande gioco) che ci propone già il primo incontro/scontro tra Holmes e Moriarty (Andrew Scott).
Un altro prodotto vincente dalla cara terra d'Albione, davvero niente niente male, la coppia di protagonisti si dimostra affiatata e, una volta messo tutto in prospettiva, risulta essere un versione parecchio convincente di una delle coppie più riuscite della letteratura mondiale.
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