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Per dimenticare la delusione e l'amarezza che la stagione di Doctor Who ha lasciato e lasciava durante la sua messa in onda, ho capito che era arrivato il momento di recuperare una volta per tutte Sherlock.
Sì, Sherlock ma 2.0 però, lo Sherlock creato da un certo Steven Moffat, ambientato ai giorni nostri, con le nostre tecnologie, ma con protagonisti lo Sherlock Holmes dall'intuito sopraffine e il tenero e fedele John Watson di Doyleiana memoria.
Partita relativamente prevenuta da un'operazione che mi sembrava un filino rischiosa, mi sono ricreduta dopo appena 5 minuti, quando la mente geniale e irrefrenabile di Holmes si è messa all'opera dimostrando tutte le sue capacità intuitive.
A fugare ogni dubbio, poi, una realizzazione molto british e molto suggestiva, che dosa sapientemente quanto scorre nella suddetta mente geniale, mostrando a noi per primi dettagli e particolari a cui prestare attenzione.
Composta da sole 3 stagioni da solo 3 (e sottolineo 3) episodi ciascuna, Sherlock si divora in un niente, affascinati da Benedict Cumberbatch e dalla sua sintonia con Martin Freeman come dai loro personaggi.
La prima stagione ci prepara e ci presenta i protagonisti, a partire da Watson, soldato in congedo, ferito più nella mente che nel fisico che trova in Sherlock un coinquilino con cui dividere l'appartamento nel celebre 221 B di Baker Street. Questi è un detective privato, più spesso un consulente esterno della polizia che, nelle vesti di Greg Lestrade non sempre riesce a portare a termine un'indagine.
A fare da gradito contorno, poi, la padrona di casa, la signora Hudson deliziosa vecchina, la buffa e timida dottoressa Molly e l'altrettanto geniale ma meno affabile, se possibile, Mycroft, fratello di Sherlock.
Queste le personalità coinvolte, che ci deliziano inizialmente con quelli che sono casi unici e cervellotici che portano ad un unico comune denominatore alquanto misterioso, che avremo finalmente modo di conoscere nella seconda stagione, dove la folle genialità al servizio del crimine e del male del nemico per eccellenza Moriarty esplode in tutta la sua pericolosità.
Rimasti attoniti e basiti da un finale eccellente dove vorremmo tanto capirci di più, ritroviamo i nostri personaggi in una terza stagione dove il nemico in questione non sembra più una minaccia e dove va ad aggiungersi un nuovo personaggio, quello all'apparenza innocuo ma in realtà volitivo e forte di Mary, compagna di Watson.
I 9 episodi complessivi, chi più e chi meno, sono una vera goduria.
Non solo a livello di idee, ma proprio di sceneggiatura, con la parlantina dei protagonisti che va a mille come i loro frenetici pensieri, avviluppando in un mondo dove davvero anche il minimo dettaglio, una camicia sgualcita, una valigia colorata, possono fare la differenza.
Moffat costruisce una serie fenomenale, in cui non mancano certamente riferimenti al Dottore, con Sherlock e il suo companion che sembrano quasi farne il verso senza però bisogno di un TARDIS o di un cacciavite sonico.
Quello che doveva essere solo un po' di zucchero per indorare una pillola amara, si è così trasformato in una passione folle che mi ha finalmente fatto vedere con gli occhi a cuoricino lo splendido Benedict.
La serie che crea dipendenza (chiedete anche al giovine), è stata ovviamente confermata per una quarta stagione, prima della quale -a gennaio- ci sarà uno speciale ovviamente più che atteso!
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