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Shin dai san no gokudō – Boppatsu Kansai gokudō sensō (新第三の極道・勃発関西極道戦争, New Third Gangster: Outbreak Kansai Yakuza Wars)sensō
Creato il 10 aprile 2012 da Makoto @makotosterShin dai san no gokudō – Boppatsu Kansaigokudō sensō (新第三の極道・勃発関西極道戦争, New Third Gangster: Outbreak Kansai YakuzaWars). Regia: Miike Takashi. Soggetto: da un manga di MurakamiKazuhiko. Sceneggiatura: MurakamiKazuhiko. Fotografia: MiyajimaMasahiro. Montaggio: Fujiwara Kōji. Musica: Atelier Selah. Interpreti e personaggi: Nakajo Kiyoshi(Masaki Reijirō), Shimizu Kōji (Hattori), Nakayama Tagoro (Atsushi), CaesarTakeshi (Hazama), Sone Harumi (Sona), Sakata Masahiko. Produzione: Maeda Shigeji, Iwashimizu Masahiro, Matsunaga Hikoichi,Taniguchi Masaru per Office Nakajo, Excellent Film. Durata: 87’. Prima proiezionein Giappone: 20 gennaio 1996. Punteggio ★★1/2
Secondoatto di una vera e propria trilogia, NewThird Gangster (preceduto da The Third Gangster, 1995, e seguito da New Third Gangster 2, 1996), riprende levicende dello yakuza Masaki Reijirō, personaggio in cui riecheggiano, pur con qualche ambiguità, i miti deltradizionale ninkyō eiga degli anniSessanta. Masaki si è appena unito al clan di Hattori, a cui nel passato avevarisparmiato la vita, ed è da questi nominato suo futuro successore. Il “giovanecapo” dovrà tuttavia vedersela col brutale Kazama, che aspira lui al posto oraoccupato da Masaki. Oltre a disegnare il ricorrente motivo della guerra interna ad una famiglia (ikka), The Third Yakuzasi costruisce, in particolare, sul tema della lotta per la successione al ruolodi (futuro) capo (oyabun), che trovail suo culmine nella scena della riunione che deve indicare l’erede di Hattori,nel corso della quale Masaki umilierà Kazama, costringendolo a recedere dallesue intenzioni. Il film è anche attento al cerimoniale della yakuza, cometestimonia la lunga scena dello sakazukishiki, lo scambio delle coppe di sakè, in cui Masaki è ammesso nella ikka attraverso un meticoloso ritualeche, alla presenza di un cerimoniere (torimochinin),lega indissolubilmente l’oyabun alsuo kobun, l’adepto di rangoinferiore, sulla base di un legame che implica un atteggiamento di protezioneda parte del primo, e di fedeltà da parte del secondo. Come già indicato,Masaki ripropone molte della caratteristiche dello spirito di cavalleria (ninkyō) proprie dell’epopea del cinemayakuza: fedeltà, dedizione, altruismo e discrezione sono solo alcuni dei trattiche lo contrassegnano in tale direzione. In particolare, Masaki si caratterizzaper la sua generosità: si prende cura del giovane Atsushi in ospedale, paga ilmedico disposto a curare lo stesso Atsushi gratuitamente nonostante sia ingravi difficoltà finanziarie, fa avere del denaro alla famiglia di uno yakuzamorto. Altrettanto indiscutibili le sue qualità di uomo d’azione, come,soprattutto, testimonia la scena in cui dimostra a tutti la viltà di Kazamasfidandolo alla roulette russa e ridicolizzandolo. Se Masaki è un “vero yakuza”(le virgoletta sono d’obbligo per la dimensione puramente immaginaria della definizione)lo è anche per il suo carisma, per la sua autentica adesione agli ideali delmito che rappresenta, per la consapevolezza che, come lui stesso dice, «essereyakuza è essere diversi». Il senso di fratellanza che lo guida lo porta adessere circondato da un gruppo di fedelissimi, disposti come lui a mettere ingioco la propria vita quando i fatti lo richiedono. Ma in Masaki c’è anchequalcosa di diverso rispetto alle figure archetipiche del genere, qualcosa diambiguo che il film sembra non voler chiarire. Perché Masaki si è unito al clandi Hattori, quei Tōdō che un tempo gli erano rivali? Perché non interviene asalvare Yuko, la proprietaria del bar da lui frequentato, quando questa èrapita dagli uomini di Masaki? Altrettanto sfuggenti le sue tendenze sessuali:Masaki non ha una donna e frequenta un club di travestiti denominato “La bellae la bestia”, il cui gestore è uno dei suoi più fedeli accoliti. Senza che ilfilm ne espliciti una possibile omosessualità, gli indizi che in tale direzionesi muovono sono più di uno (nella sostanza il sottotema dell’omosessualitàpresente nelle forme dell’esasperato senso di fratellanza di molto cinemayakuza classico è qui portato un po’ più a galla che altrove). Unaltro aspetto interessante del film è quello di aver incluso al suo interno latragedia del terremoto che colpì Kōbe il 17 gennaio del 1995 provocando lamorte di 6.434 persone. Le conseguenze dell’evento sono mostrate non solo inalcune immagini documentarie, ma per così dire anche narrativizzate, attraversoil racconto dei saccheggi operati nelle case abbandonate e della rinascita delmercato nero, a creare un clima non molto diverso da quello del Giappone delsecondo dopoguerra che rimanda ai jitsurokueiga (docudrama) di Fukasaku Kinji degli anni Settanta. Lastruttura narrativa di The Third Gangsterricorre in diversi momenti a brevi flashback che non solo rimandano al primoepisodio della serie, ma danno anche vita all’idea dell’immanenza di un tragicopassato in un presente che di esso non si può dimenticare, facendo dello yakuzaprotagonista un uomo prigioniero di una sorta di fato ineluttabile. Comeaccade per altri Original Video di Miike, anche questo ha nella suasceneggiatura il punto forse più debole, in particolare per quel che riguardal’eccessivo numero di personaggi che sembrano inseriti a forza nel racconto,con l’unica funzione di introdurvi nuovi punti di svolta (come accade verso lafine del film per l’hostess Akemi, amante del malvagio Kazama, che ad altro nonserve che ad essere la passiva protagonista di una scena, dove, in un lovehotel, viene drogata e messa così nelle condizioni di confessare ilnascondiglio dell’amante). L’impressione che se ne ricava è quella di unastoria scritta a pezzi e bocconi, un po’ come un feuilleton a puntate, senza soverchie preoccupazioni perl’organicità del tutto. Quiè la, qualche momento, qualche episodio e qualche immagine già accennano alla geniale inventiva del migliorMiike ed alcuni aspetti che diverranno peculiari al suo modo di intendere ilcinema: l’intermedialità (le riprese video dello stupro di Yuko), l’ironia (iltelevisore a gettoni usato da Kazama per vedere questo stesso video che, perdue volte, si interrompe “sul più bello”), l’uso espressionista delle luci edei colori (i capelli verdi di Yuko che rientra sconvolta nel suo bar dopo leviolenze subite), il senso dello spettacolo (il detective Sone che mimagoffamente i colpi di arti marziali assestati da Tokuzo, il travestitoculturista, agli sgherri rivali), gli accentuati effetti di quadro nel quadro(l’assassinio del braccio destro di Kazama da parte di quest’ultimo ripreso aldi qua di una finestra) e le attrazioni formali (l’inquadratura in split screendel flash back di Masaki e Hattori in cui le immagini dei due sono divise dauna linea diagonale colorata di rosso). [Dario Tomasi]
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