In scena al Teatro Elfo Puccini di Milano la commedia grottesca Shitz Pane, amore e… Salame, liberamente tratta da Filippo Renda da un testo di Hanock Levin.
L’opera viene destrutturata e le implicazioni rese più evidenti: lo spettacolo è sostanzialmente diviso in due parti. La prima è più allegra e di presentazione dei personaggi, la seconda sconfina nel mostruoso, portando all’eccesso le caratterizzazioni, quando gli equilibri tra i personaggi saltano del tutto. Il che accade attorno a un tavolo.
Il pane e salame del titolo (Shitz è il nome del protagonista) rimanda infatti al pretesto del cibo, che rappresenta la cupidigia e l’avidità che creano conflitti in famiglia, che collassa quando arriva l’intruso, nel più classico dei modi.
La famiglia è composta da Shitz (Mattia Sartoni), il padre, e da Setcha (Mauro Lamantia, sì, non è una bellezza), la madre, con la figlia Shpratzi, che i genitori tanto vorrebbero veder sposata. Ovviamente a un ebreo: la storia è pervasa da rimandi alla cultura Yiddish. Quando Shpratzi (Valentina Picello) – ragazza che con gli uomini ha poco successo – incontra Tcharkés (Matthieu Pastore), un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali, decide di sposarlo in seguito a un colpo di fulmine.
Sposarlo – è da dire – la sera stessa, ma non prima di fare un mercimonio con il padre di lei. Non per nulla sposarsi è un affare. In scena un quinto personaggio, il musicista (Simone Tangolo, autore delle musiche – deliranti – con il regista) con la sua chitarrina. Che non è solo un contrappunto, ma è anche una rappresentazione dello spettatore: guarda la scena, fa varie espressioni di commento, e viene ignorato dalla famigliola, che però balla alla sua musica sghemba.
Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà sardonicamente la famiglia da un’illusoria meritata felicità, agli abissi dello sconforto, come in un Indovina chi viene a cena al contrario. Si conclude appunto con tutte le aspettative tradite, la famiglia di nuovo ridotta a tre, una sbornia di cinismo la rappresentazione che collassa. Una messa in scena dotata di un testo bellissimo, a tratti poetico (si veda l’elogio alle patatine. Battute al fulmicotone: «Sposati e noi crepiamo» con la risposta: «È sabato sera e potrei essere orfana e invece sono single»), altri un po’ prolisso, e di attori molto fisici, trasformisti, che strisciano, si arrotano, cambiano connotati.
I richiami sono immediati: l’Ubu Re di Alfred Jarry, ovviamente Gargantua e Pantagruele di François Rabelais e certamente George Grosz, ma anche un cinismo alla South Park. Nessuna armonia, una lotta continua, latente ma rabbiosa, una crudeltà esasperata, è vero, ma che di fondo è presente in molte famiglie. Si è sempre sull’orlo del disastro ed è l’atavica fame, il riunirsi attorno al tavolo e cibarsi (essere tenuti in vita da un salame), a tenere assieme – sembra – la famiglia.
Alcune soluzioni stilistiche sono (troppo?) provocatorie: la madre è un uomo (agghindato con sacchi di iuta, non sotto ma sopra i vestiti), il padre è grottesco, malato, tenuto in vita dal salame (!), la coppia fa sesso in modo visibile, ridicolo e burattinesco. La regia coraggiosa, veloce, gli spazi claustrofobici. Difetto: sul finale la magia si sfalda e il ritmo si perde, mentre l’andamento di recitazione e storia si fanno prevedibili.
Il gruppo Idiot Savant ha portato in giro per l’Italia con successo la rappresentazione, che ha esordito alla XIV edizione del festival Primavera dei Teatri. Lo spettacolo ha vinto il premio speciale della giuria critica al Festival Scintille di Asti e il premio per il miglior spettacolo di prosa al Festival Spoletopen.
Written by Silvia Tozzi
SHITZ – PANE, AMORE E… SALAME
Nuove Storie
liberamente tratto da Hanock Levin
traduzione Matthieu Pastore
regia e drammaturgia Filippo Renda
musiche originali Filippo Renda, Simone Tangolo
con Mauro Lamantia, Valentina Picello, Matthieu Pastore, Mattia Sartoni, Simone Tangolo
produzione Idiot Savant/Ludwig