Shock Culturale - Vivere all'estero sereni

Creato il 14 ottobre 2012 da Mattiamusiello
Ora facciamo un articolo un po' diverso dalle mie solite guide "tecniche" e andiamo a ragionare un fattore molto importante quando si decide di andare all'estero, perchè non credo che la cosa piu' difficile sia trovare un lavoro, una casa, impararsi una lingua o altre cose pratiche, perchè queste anche nel nostro paese nativo le avremmo dovute affrontare lo stesso e anche con maggiori problematiche sociali, credo anche io che il problema maggiore sia affrontare lo Shock Culturale.
"Nel 1958, l'antropologo Kalervo Oberg osservo’ per la prima volta che lo shock culturale non avviene come una serie di eventi casuali, ma questa condizione evolve in una serie di cinque fasi."Wikipedia
Questo personaggio scrisse per primo i principi di questo Shock Culturale che descrive in breve:
"ansia che deriva dalla perdita di tutti i nostri segni familiari e simboli dei rapporti sociali"
"Quando un individuo entra a far parte di una cultura straniera, tutti o la maggior parte di questi segnali familiari sono stati rimossi. La persona si sente come un pesce fuor d'acqua. Non importa quanto sia di larghe vedute o pieno di buona volontà, una serie di sostegni vitali per il suo equilibrio cederanno rapidamente sotto ai suoi piedi" PDF
Se pensiamo un attimo, in Italia facciamo e pensiamo una serie di cose automatiche, da quando andiamo in Posta, a parcheggiare, in cassa al supermercato, al Bar con gli amici o in qualsiasi situazione in cui si è a contatto con la nostra terra e popolazione, agiamo e facciamo delle cose in rapporto al tipo di risposta che sappiamo di avere da quella determinata cosa o persona.
Ritrovandoci in un paese culturalmente e magari geograficamente diverso, dobbiamo operare tutte quelle cose giornaliere senza le nostre basi solide e garanzia di risposta "assodata", cambiando cultura puo' essere che non si venga capiti, che si litighi per cose che non si capisce o di venire guardati male per delle azioni spontanee.
Vediamo le 5 fasi:
Fase 1: La luna di miele.
La prima fase è quella piu' bella, rilassante, divertente, emozionante, un sogno, ci si trova in questo nuovo paese tutto da scoprire dai modi e sistemi diversi, un sistema che apprezzate e che vi fa dar ragione alla scelta fatta di espatriare, insomma vi sentite fantasticamente felici.
Fase 2: Il rifiuto.
Dopo qualche mese di euforia, come le migliori storie d'amore inizia a sfumare, le fette di prociutto si levano dagli occhi e si inizia a pensare razionalmente alla relazione tra voi e la nuova terra, entrando nella vita abitudinaria lavoro, casa, amici.
Ora si inizia a vedere che le cose che fate in quella nazione, anche se fatte in modo molto professionale, non coincidono al proprio sistema.
Nei negozi non trovate tutto quello che cercate o che davate per scontato che ci fosse.
Nel tempo libero dovete impegnarvi a divertirvi perchè gli altri non vi capiscono bene come pensavate, umorismo diverso e azioni che si basano su una cultura diversa dalla vostra.
Niente il "solito" Bar in cui si va a rilassarsi, perchè anche li non riuscite ad esprimervi bene o a farvi capire come volete.
Qui inizia la difficoltà di integrazione, facendosi dei pensieri contorti per cui nessuna persona che avete attorno vi è d'aiuto per facilitarvi questo stress, fino a pensare che non siano neppure interessati ad aiutarvi in questa impresa a cui voi dedicate tanto sforzo.
Questo tipo di pensiero crea nella nostra testa un sintomo certo dello Shock Culturale, chiamata anche da Oberg, "ostilità al nuovo ambiente". E si inizia ad odiare tutto cio' che ne deriva e che riguarda il paese.
Fase 3: la regressione.
Siamo a un punto in discesa e di conseguenza si inizia a respingere la cultura del nuovo paese, l'amore iniziale è un dolce ricordo e quasi un pentimento.
Qui si deve decidere cosa fare, dopo esserci dati 4 schiaffi da soli e guardati allo specchio, mettendo sul proprio piatto della bilancia sentimenti e fatti concreti, si sceglie:
Provare un nuovo approccio al sistema, con un sorriso e cercando di cambiare un po' di se stessi per rendersi compatibili, o la strada forse piu' semplice e anche la piu' trafficata, quella di chiudersi in se stessi.
In quest'ultimo caso, i segni del fallimento nella nuova versione di se stessi in ambiente straniero sono abbastanza chiari: il rifiuto di continuare ad imparare la lingua locale, di fare amicizia con la gente del posto, o di fare qualsiasi attività che possa portare maggiore interesse verso la cultura locale. Seguendo questo percorso, l'individuo tende sempre più ad isolarsi ed a far crescere dentro si se il senso di antagonismo nei confronti della gente del luogo. Si andrà alla ricerca di simili, che nutrono le stesse sensazioni per poter attaccare la cultura locale, senza rendersi conto che il problema potrebbe risiedere da un'altra parte.
Ma il tempo scorre e alla fine bisognerà scegliere: restare o ritornare in patria?
Fase 4: l'accettazione.
Si è scelto di superare la fase 3, si resta nel nuovo paese con un sorriso sulla faccia e ora la strada sarà piu' serena di prima.
Superata la fase, si inizierà la fase dell'accettare la nuova cultura e sicuramente farci anche due risate sopra a cio' che prima prendevamo solo di petto con ostilità, si inizia a studiare la cultura, la lingua e cio' che fanno loro, nella loro visione di vita e nella loro terra e si cerca di capire come essere felici e convivere con tutto cio', rimanendo italiani, ma con un bagaglio aggiuntivo del paese ospitante che aumenterà solo le nostre vedute, per migliorarle e diventare un "valore aggiunto" e non la pecora nera.
Nessun modo è veramente migliore all'altro, ma solo diverso, per cui è importante valutare il vostro meglio, il loro meglio e farne buon uso di entrambi.
Fase 5: Il rientro
Il periodo all'estero sta per concludersi per vari fattori, per scelta o per imposizione e si inizia a pensare chi si troverà a casa e cosa succederà, pensando a tutte quelle cose che in patria amavate fare.
Bisogna far presente che vivendo all'estero si è preso una consapevolezza aggiunta a quella di base, per cui si arriverà in patria con un sistema nuovo appreso e alcuni punti di vista modificati.
Per questo nuovo "sapere" il rientro puo' essere ancora un piccolo Shock Culturale, all'inverso che potrebbero causare alcune sofferenze nella re-integrazione, ma anche se si avrà un atteggiamento piu' positivo si potrà affrontare la cosa in modo piu' sereno e magari fare delle valutazioni finali piu' pratiche e meno emotive.
Beh credo che sia stato un buon testo per pensare alla nostra residenza all'estero, utile anche per me, molte volte sapendolo di non essere i soli ci si da coraggio, credo che alcuni lo superino in 2 giorni, altri in qualche anno, altri mai, ma insisto nel pensare a noi stessi, a come ci sentiamo e a pensare a come cerchiamo di integrarci nel nuovo mondo.
Lasciarsi andare cercando di fare le cose come gli ospitanti credo sia una buona cosa, all'inizio sicuramente ci si sente un po' stupidi o che stiamo lavorando male, ma se tutta la nazione lo sta facendo, magari qualcosa di buono ce l'ha e si puo' imparare un nuovo stile o veduta della cosa.
Altra che molti mi hanno consigliato è di tenersi occupati con qualcosa, senza stare a casa da soli a deprimersi e a fare pensieri sempre piu' tristi sulla vostra posizione nel nuovo mondo, fate sport, correte, invitatevi alle feste di tutti, fate qualcosa.
Spero di avervi fatto pensare a delel cose nuove e valutare la vostra permanenza con un po' piu' di analisi personale. Voi lo avete subito lo Shock Culturale ?
Fonte: fonte1ITA fonte2EN fonte3USA

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