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Should I Stay Or…

Creato il 21 marzo 2012 da Povna @povna

La chiama al telefono il collega Egg-Head – che era con lei cinque anni fa, al tempo di Sorriso Tondo, e in quello (indimenticabile) di Snape.
“‘povna, finalmente, ti cercavo con urgenza”.
“Egg-Head, qual buon vento…”.
“Volevo dirti che è assolutamente certo: a scuola nostra, quella bella, non di élite, ma comunque una delle più interessanti, si libera un posto coperto, cioè con garanzia di ore anche in caso di contrazione di cattedra. Lo dico solo a te e ti ho chiamato apposta: ti prego, fai domanda, mi piacerebbe così tanto poter di nuovo lavorare insieme”.
Queste parole colgono la ‘povna di sorpresa, e la sbalestrano. In realtà erano già parecchi giorni che la ‘povna meditava su mobilità e trasferimenti, ma il coraggio di chiamare Egg-Head (ché pure sapeva essere fonte di informazioni preziosa e ineludibile) non lo aveva mai trovato.
Ma ora è lui è venire da lei, così, sua sponte, per rivelarle quello che lei un po’ temeva e un po’ non osava dirsi: va in pensione una collega di lettere nella scuola più bella di tutte; quella che, se lei potesse, sceglierebbe senza dubbio in tutta la piccola città.
Contemporaneamente (perché lo sceneggiatore, quando vuole, è stereofonico), le giunge anche la notizia della risoluzione della causa, per la casa che abita, che si trascina da anni. La chiama l’avvocato:
“‘povna, è una situazione paradossale e strana, ascoltami. La casa dove stai non è stata dichiarata tua per sentenza (per una serie di motivi tecnici che qui non mette conto ricordare). In compenso, ti è stato assegnato per risarcimento uno stonfo di soldi, tanto che, se anche devi lasciare questa (e non è detto, perché potresti scegliere invece la procedura di riassegnazione di contratto), te ne potrai cercare una altrettanto bella, se non migliore”.
La ‘povna meditava sulla sua abitazione da almeno un paio di anni; ed era giunta al pensiero che, prima o poi, le sarebbe piaciuto abbandonarla, e andare altrove. Ma tutte queste novità giungono comunque repentine e imprevedibili. E la costringono a scontrarsi con nuove e (relativamente) immediate decisioni.
Da un lato, prevale la pigrizia. Che le sussurra all’orecchio: “resta dove sei, è più semplice…”. Ma dall’altro la ‘povna riconosce, chiaro e nitido, un messaggio che le urla a ogni passo: “cambia!, cambia!, cambia!”.
Fortunatamente, c’è (ancora un po’ di) tempo. E così la ‘povna ne approfitta per raccattare baracca e burattini, e scappare – con tutte le sue idee confuse, i dubbi, le speranze- un fine settimana a Venezia, con gli amici del nord. Insieme, festeggeranno i dieci anni di matrimonio di Canta-che-ti-passa e il signor M.; insieme, colonizzeranno in trentatré un intero Bed&Breakfast; insieme, giocheranno al Lupo, guarderanno il cineforum, si sfideranno in improbabili tornei di carte; e sì, certo, faranno all’occorrenza anche i turisti; ma, come nel Paese-che-è-casa, e poi a Parigi (e poi un po’ ovunque), saranno anche e soprattutto sempre loro.
Al ritorno, la ‘povna spera di avere idee da spendere più chiaramente. E poi, sarà già arrivata primavera, e la luce al pomeriggio, e la fine del lungo marzo (e anche E.T.).
E andrà tutto bene, come sempre. Anche se una vocina saggia (o forse folle), continua a sussurrare, imperterrita, alla ‘povna:
“…should I go?!”.


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