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Scriveva questo Barack Obama alle 11:19 pm (ora di Washington) - e tutto ci suona terribilmente famigliare.
Lo hanno fatto davvero: hanno "chiuso" il Governo americano. Il Congresso non ha trovato l'accordo sul finanziamento della macchina federale, e così si è arrivati a quello che in questi giorni abbiamo sentito chiamare "shutdown" (spegnimento): circa 800 mila lavoratori statali non riceveranno più lo stipendio, chiusi musei, sportelli ministeriali, parchi naturali, garantiti i servizi di base (e le operazioni militari con un decreto d'emergenza e le missioni spaziali).
Obama ha commentato: "Ora ci sarà un impatto immediato sull'economia, peggiore della seconda guerra mondiale".
Tutto arriva dopo un lungo e duro dibattito parlamentare, dove i Democratici richiedevano l'approvazione della legge sul budget - per finanziare le attività federali - e i Repubblicani la vincolavano al rinvio dell'Obamacare. Già, perché oggi (1 ottobre) si darebbe il via, anche alla riforma sanitaria - vero e proprio pallino politico di Obama, approvata da tre anni e non ancora attivata. Ma il Grand Old Party, che ha la maggioranza alla Camera, ha posto le condizioni, richiedendo che l'entrata in vigore della riforma - su cui tre anni fa Obama la spuntò, con un'altra battaglia campale - fosse spostata di un anno, pena il blocco della legge per i finanziamenti statali - in realtà sembra che già ci siano degli scricchiolii all'interno del Gop, con diversi deputati che criticano questo approccio "estremista" promosso da una trentina di colleghi, molto vicini al Tea Party, e appoggiato da un'altra ventina più "moderati" ma che temono sfidanti più a destra alle primarie nei loro collegi (la differenza di seggi è di 33 a vantaggio dei rep).
I Democratici non sono scesi a negoziati, alzando il proprio muro in Senato - dove hanno loro, invece, la maggioranza - fermando ogni proposta di legge finanziaria contente norme "anti-Obamacare". Risultato il blocco del Congresso, che avrebbe dovuto, e potuto, evitare lo shutdown entro la mezzanotte appena trascorsa, e invece.
Obama ha subito registrato un videomessaggio, inviato alle forze militari, in cui assicurava la copertura economica delle missioni: "Voi e le vostre famiglie meritate molto meglio delle disfunzioni che abbiamo visto al Congresso" dice il Commander in Chief. Mossa politicamente all'attacco del presidente, che ha scelto subito di rassicurare l'esercito, tradizionalmente in rapporto simbiotico con la destra repubblicana.
Ma come ha gestito la situazione Obama? A quanto pare dal risultato non troppo bene, affaticato: il presidente e il suo staff sembrano da un po' "entrati in riserva", scrive Guido Moltedo. Di sicuro non si sarebbe dovuti arrivare così in là, anche perché secondo i dati del WaPo, la chiusura può costare 200 milioni di dollari al giorno - l'ultima volta che successe fu quando c'era Bill Clinton e durò dal 14 al 19 novembre 1995 e dal 165 dicembre al 6 gennaio del 1996. Ma di sicuro Obama non poteva scendere all'ennesimo compromesso con i repubblicani - si dice che abbia cancellato un incontro di patteggiamento con Bohener.
Adesso Obama sarà impegnato a tutto campo (full-swing, dice @nomfup) per sistemare le cose e farla pagare - elettoralmente - al Gop. E allo stesso tempo, sarà obbligato a ricostruire i capisaldi delle priorità, magari in fase dinamica, come nel caso dell'apertura del dialogo con Teheran, cambiamento di azione per un leader riflessivo come lui.
Già all'attacco, si diceva - e i primi tweet confermano la strategia politica. Ma la battaglia vera e propria, potrebbe essere l'innalzamento del tetto del debito, prevista entro il 17 ottobre, passaggio su cui i repubblicani si giocano gran pezzo di futuro e di credibilità, e su cui si verificherà la libertà d'azione rispetto al Tea Party - sempre più giogo politico populista a destra e non solo, non a caso Nancy Pelosi li ha accusati di essere i veri responsabili.
Passi da osservare, politica di emergenza forse, magari utili anche per chi da noi dovrà affrontare situazioni analoghe: l'Obamacare quanto è simile all'Iva? Quanto il Gop in mano ad un gruppo radicale, opposizione allo stato nello Stato, è simile a quello che succede nel Pdl e nel governo italiano?
Sembrano coincidenze, e invece: anche se il mezzogaudismo, non è mai una scusa.
Letture (in progress):
- Che cosa è successo e cosa significa (Il Post)
- Tutti dicono che la colpa è degli altri (WaPo)
- Chi sono quei 30 repubblicani che bloccano una nazione (Washington Examiner)
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