Di Shutka e della sua realtà ha scritto Pietro Del Re su Repubblica del 21 agosto scorso.
"La terra promessa dei rom sorge tra un cimitero e una discarica, ha richiamato già ottantamila nomadi e perciò è entrata nella storia di quel popolo come il suo insediamento più affollato. Salvo poche baracche di lamiere, che servono agli ultimi arrivati, tutti possiedono case in muratura, con elettricità e acqua corrente. Degli ottantamila, la metà vive al di sotto della soglia della povertà, il 90 per cento è analfabeta e il 95 per cento disoccupato. Sono percentuali da quarto mondo: eppure in questo paesino percepisci ovunque l'orgoglio di chi intende dare finalmente una patria a una nazione da sempre sparpagliata. Così, quella che fino a pochi anni fa era la periferia più povera di Skopje, capitale della Macedonia, è diventato il primo comune rom della storia. Un ghetto? "Sì, ma un ghetto urbanizzato", ci dice Erduan Iseini, sindaco di Suto Orizari, che tutti abbreviano in Shutka. "Abbiamo infranto il luogo comune che ci vuole randagi, mendicanti e ladri. Soprattutto, abbiamo dimostrato che siamo capaci di vivere in una società moderna e democratica".
Inizia così il reportage di Del Re che poi spiega che a Shutka i rom usano il loro alfabeto e che il romanes, il loro antico idioma, è diventato lingua ufficiale. Ci sono due televisioni, un giornale e una stazione di polizia. Tra i rom di Shutka ci sono quelli fuggiti dalla Serbia, altri dal Kosovo, altri ancora dalla Bulgaria e quelli cacciati dai paesi dall'Europa ricca. "Se non fosse per la carnagione color tabacco dei suoi abitanti e per i cumuli d'immondizie che colonizzano le strade - scrive ancora Del Re - Shutka sembrerebbe una qualsiasi cittadina balcanica". Ci sono una pasticceria, un fornaio ed una macelleria che però non vende carne di maiale perché la maggior parte dei rom macedoni è musulmana. Naturalmente c'è anche un Internet caffè, mentre alle porte della cittadina un mercato espone merci di contrabbando per lo più fabbricate in Cina che consente ad ogni famiglia di sopravvivere con i suoi piccoli commerci.
"Hai l'impressione che gli abitanti di Shutka godano di ogni diritto", scrive Del Re che però scrive anche dei tanti problemi della comunità. Lo sviluppo è stato troppo rapido, Shutka "è diventata una piccola città troppo in fretta", dice il sindaco. La sovrappopolazione unita alla mancanza di lavoro "ha prodotto una povertà fisica e morale, mancano i soldi per garantire una casa a tutti, un liceo ai nostri figli, un letto d'ospedale ai nostri padri". Il budget cittadino non raggiunge i 40 mila euro, non c'è una biblioteca e solo una decina di rom frequenta l'università di Skopje, ma la delinquenza è più bassa che a Parigi o Londra e le moschee sono sempre piene, come spiega Nezdet Mustafa, laureato in filosofia e in scienze politiche, che dopo esser stato il primo sindaco di Shutka da anni è l'unico deputato rom al parlamento macedone e si dice convinto che prima o poi convincerà i suoi colleghi deputati a garantire la raccolta dei rifiuti e un'assistenza sanitaria adeguata ai bisogni della popolazione. Il problema è anche quello dell'istruzione: Klara Mischel Ilieva, responsabile della sede locale della Caritas tedesca, ritiene che tutto dipenda dall'educazione che riceveranno i loro bambini: "Bisogna puntare su di loro. Al momento, nelle scuole di Shutka ci sono cinquemila alunni, ma le antiche tradizioni spesso si scontrano con la modernità. Molte ragazzine, per esempio, vengono tolte dagli studi quando sono giovanissime, per essere date in sposa".
"Nei giorni in cui la Francia ha avviato un controverso programma di espulsione di rom - conclude Del Re - c'è da chiedersi se il modello Shutka sia esportabile altrove. Sì, dice Nezdet Mustafa, "a condizione che ci sia la volontà di integrare i rom e di liberarsi dei pregiudizi che li hanno sempre accompagnati". Più utopistica è la risposta dell'attuale sindaco: "Vorrei che i rom venissero tutti a Shutka, perché nel resto d'Europa sono considerati un popolo inferiore e pericoloso che genera soltanto criminali, prostitute e tossicodipendenti". Quanto meno, qui godrebbero del rispetto che si meritano".
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