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Guardatevi solo per un attimo intorno, magari quando decidete di fare una corsa o una passeggiata rilassante nella natura. Noterete immediatamente che siamo circondati da alcuni elementi che sono indispensabili per vivere: la luce, l'acqua e l'aria. Di tutti questi elementi, tramite il progresso e le tecnologie, l'uomo ne ha beneficiato per ricavarne energia. La natura ci ha dato l'opportunità di soddisfare le nostre esigenze, attraverso gli elementi che ci permettono poi di goderci la vita. Una fortuna.
Sono le energie rinnovabili, ossia quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Detto in maniera molto meno 'tecnica', o se preferite in parole povere, sono le forme di energia che possiamo trovare (sempre) in natura, e il cui sfruttamento è illimitato, inesauribile, pulito e sicuro. Appartengono alla categoria delle energie rinnovabili l'energia idroelettrica, solare, eolica, ma anche quella marina e quella geotermica.
Tutti gli elementi presenti sulla terra e all'interno di essa si possono, dunque, sfruttare per produrre energia. Mi chiedo da tempo, quindi, a che serve concentrarsi sull'energia nucleare?
Le tragedie di Cernobyl e quella recentissima di Fukushima hanno dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Per quanto riguarda Cernobyl, l'incidente ha causato e causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi, a 23 anni di distanza, le ricerche scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Per quanto concerne Fukushima, invece, abbiamo constatato che nessuno può garantirci la sicurezza degli impianti. E se pensiamo che i giapponesi sono il popolo della tecnologia per antonomasia...
Le centrali nucleari, come sappiamo, generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo.
Sul discorso dell'occupazione, gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro “verdi” e dunque 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.
Questione costi. Molti dicono: "il nucleare costa poco". Chi ce lo garantisce? Secondo il Dipartimento USA dell’energia un EPR costa, in euro, 7,5 miliardi, una cifra ben maggiore rispetto a quanto propagandato da Enel e governo (4,5 miliardi). Se poi teniamo conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e le future generazioni saranno ancora più elevati.
Il nucleare non è necessario, anche perchè entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, saranno in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.
Infine alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per l’Italia.
Per i sopracitati motivi, quindi, il nucleare non è assolutamente indispensabile, anzi. Dunque si alle energie rinnovabili, no al nucleare.
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