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Trama: Jiro Horikoshi sogna di fare il pilota ma ciò gli viene impedito da un difetto alla vista. Il ragazzo decide così di studiare per diventare un ingegnere aeronautico, ispirato dalle gesta del progettista d'aerei italiano Giovanni Caproni...
Si alza il vento, così si dice, sarà l'ultimo film diretto e sceneggiato dal Maestro Hayao Miyazaki e, nell'insieme, è una pellicola complessa, "adulta", un'opera nostalgica che racchiude in sé tutta la poetica del sensei. Nonostante sia basata sulla figura realmente esistita dell'ingegnere aeronautico giapponese Jiro Horikoshi, l'ultima fatica di Miyazaki riesce infatti a mescolare la realtà (anche troppo prosaica, fatta di tecnicismi e numeri) a un sogno trasportato letteralmente dalle ali del vento, in grado di spingere verso la vita un essere umano ed un’intera Nazione anche nei momenti più terribili. "Le vent se lève!... il faut tenter de vivre": si alza il vento e bisogna provare a vivere, versi di una poesia di Paul Veléry che diventeranno come un mantra per il giovane Jiro che, fin da piccolo, vede frustrato il suo sogno di diventare pilota. Il richiamo del vento è troppo forte e giustamente Jiro non si perde d'animo; se non potrà pilotare aerei li costruirà, tentando di emulare e superare l'ingegnere Caproni che, pur vivendo a mezzo mondo di distanza da lui, è la persona che riesce a parlargli meglio di chiunque altro, comunicando attraverso il legame del sogno. Caproni, come Jiro, sogna di dotare l'uomo di ali per superare le barriere, per afferrare la libertà e per evolversi; purtroppo, il vento che soffia attorno a Jiro è un vento di guerra e il nostro eroe per realizzare il suo sogno dovrà mettere la sua inventiva al servizio di qualcosa che non dispenserà gioia, bensì morte e desolazione. Miyazaki ci mostra un Giappone ben diverso da quello a cui siamo abituati, una terra del Sol Levante ancora "indietro di 40 anni" rispetto al resto del mondo, dove il metallo è un lusso e i buoi sono l'unico mezzo per spostare degli aerei che rischiano di sfasciarsi in volo, una Nazione che per mettersi alla pari delle altre ha scelto di ignorare la fame e la povertà dei suoi abitanti e di investire interamente nella guerra; Jiro non è un guerrafondaio (così come Si alza il vento non è, come sostenuto da tanti, una celebrazione dei conflitti armati o del Giappone, che non esce troppo bene dalla pellicola) ma è un uomo del suo tempo, costretto a scendere a compromessi nonostante la sua incredibile gentilezza e sensibilità.
Il vento, oltre ai sogni, porta con sé anche l’amore, altra forza fondamentale in Si alza il vento. Delicata come una brezza, infatti, si avverte per tutto il film la presenza di Nahoko, la ragazza che Jiro incontra durante il primo, disastroso viaggio verso l'università per non dimenticarla più. Come gli aerei costruiti da Jiro, l'amore tra lui e Nahoko è meraviglioso ma destinato alla tragedia, effimero come un sogno ed altrettanto potente, fonte d’ispirazione e salvezza per il protagonista fiaccato dai fallimenti e dal regime governativo giapponese; i due innamorati seguono l’insegnamento di Veléry e vivono, alla faccia dei terremoti, delle malattie e del poco tempo che è stato loro concesso e da ogni giorno traggono il meglio, anche se ciò significa semplicemente starsi accanto l’un l’altro tenendosi per mano. Il loro legame colpisce e coinvolge lo spettatore molto più dei tentativi di Jiro di costruire l'aereo perfetto, è qualcosa che stringe il cuore e commuove quanto le incredibili immagini con cui il sensei Miyazaki si accomiata dal suo pubblico, infondendo la vita anche a ciò che normalmente è inanimato. Davanti ad un terremoto che ruggisce come un mostro, agli sbuffanti motori degli aerei, all’esilarante vitalità dei sogni condivisi col baffuto Caproni (un trionfo di tracotante ed allegra italianità, ben diversa dal compassato atteggiamento tedesco, grazie sensei per l’amore che porti verso questo nostro indegno popolo!!), all’elegante volo di un aereoplanino di carta, al cameratesco canto che unisce i popoli, all’incredibile bellezza di una sposa novella e all’addio finale, tanto malinconico quanto colmo di speranza, è impossibile rimanere insensibili davanti all’abilità artistica e poetica del sensei. Sebbene a Si alza il vento abbia preferito altri suoi capolavori, il fatto che non riesca a scrivere una recensione coerente perché i ricordi stanno formando un groppo alla gola grosso come Re Totoro è segno che Miyazaki ha fatto centro anche stavolta e che la sua mancanza lascerà un vuoto incolmabile. Ma, come si dice, il vento si alza… e bisogna provare a vivere. Arigato, sensei.
Del regista e sceneggiatore Hayao Miyazaki ho già parlato qui mentre Hideaki Anno, che presta la voce a Jiro Horikoshi, lo trovate qua.
Werner Herzog (vero nome Werner H. Stipetic) è il doppiatore originale di Castorp. Tedesco, ha diretto film come Aguirre, furore di Dio, Nosferatu - Il principe della notte, Fitzcarraldo e Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 72 anni e tre film in uscita.
Jun Kunimura, che presta la voce al personaggio Hattori, era il boss Tanaka di Kill Bill. Per la versione USA della pellicola è stato invece scelto un cast all-star tra cui figurano anche Joseph Gordon-Levitt (Jiro Horikoshi), Emily Blunt (Nahoko Satomi), Martin Short (Kurokawa), Stanley Tucci (Caproni), Mandy Patinkin (Hattori) e William H. Macy (Satomi). Per la cronaca, la canzone in tedesco che a un certo punto cantano Jiro, Castorp e Satomi-san è Das gibt's nur einmal, das kommt nicht wieder (Succede solo una volta, non capiterà più), tratta dal film Der Congress del 1932 che credo non sia mai stato distribuito in Italia. Piuttosto che cercare questo reperto archeologico, se Si alza il vento vi fosse piaciuto recupererei Porco Rosso e Nausicaa della valle del vento. ENJOY!
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