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Si alza il vento di Hayao Miyazaki

Creato il 06 dicembre 2014 da Tiziana Zita @Cletterarie

jiro-horikoshi-the-wind-rises-24395-1680x1050Hayao Miyazaki ci ha da sempre abituati a film complessi che sono al tempo stesso una gioia per gli occhi e materiale di riflessione. Con Si alza il vento, il maestro dell’animazione giapponese ha messo un punto alla sua straordinaria carriera. E per farlo ha deciso di realizzare qualcosa di molto diverso dai suoi film precedenti. Tanto per cominciare, Si alza il vento (in originale Kaze Tachinu) ha un taglio decisamente “adulto”, sia nei contenuti che nella narrazione.
Anziché prendere spunto da un romanzo, o creare un soggetto originale, Miyazaki sensei ha voluto rifarsi alla storia vera di Jiro Horikoshi, l’ingegnere aereonautico che negli anni ’30 progettò i micidiali caccia Zero, tristemente noti all’aviazione Alleata.
Troppo miope per poter diventare pilota, Jiro non rinuncia alla passione per il volo e si dedica a creare aerei per la traballante aviazione giapponese. 

Con la sua vita attraversa almeno due decenni fondamentali per la storia del paese del Sol Levante, sperimentando in prima persona la forza distruttiva della natura e quella – forse più drammatica perché scelta – dell’uomo. Se la prima viene messa in scena attraverso la rappresentazione del grande terremoto del Kanto, che nel 1923 rase al suolo Tokyo, la seconda viene solo accennata sotto forma di visioni profetiche del protagonista. Pur intuendo l’uso devastante che il potere militare farà delle sue creazioni, Jiro Horikoshi non vuole e non può tradire i propri sogni. Per questo seguirà la sua inclinazione, la sua dote naturale, fino in fondo. Anche a scapito dell’amore.

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Quando incontra per la prima volta Naoko, il giorno del terremoto, lei è ancora una ragazzina, ma già abbastanza saggia da salutarlo con un verso di Paul Valéry: “Le vent se léve, il faut tenter de vivre” (“il vento si alza, bisogna tentare di vivere”, tratto da Le cimitière marin, del 1920). Ed è il vento che li farà incontrare di nuovo, anni dopo, durante una vacanza estiva. Naoko purtroppo è malata di tubercolosi, così i due innamorati sono costretti a separarsi: lui è incatenato al lavoro, lei cerca di curarsi in una clinica sulle montagne. Ma alla fine, così come il vento, anche il loro desiderio di stare insieme si fa irrefrenabile. Allora entrambi scelgono di sacrificarsi: lei rinuncia ai tentativi di cura per stargli accanto e lui rinuncia a dedicarsi interamente a lei pur di seguire la progettazione di un caccia che finalmente metta il Giappone alla pari con le potenze occidentali.

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La narrazione si snoda nel corso degli anni, alternando il racconto drammatico del Giappone degli anni ’20 e ’30, povero e arretrato, con le splendide visioni di Jiro Horikoshi che nei suoi sogni si libra alto in sconfinati cieli solcati da soffici nubi, sotto la guida del suo mentore ideale, l’italiano Gianni Caproni. Figura storica anch’egli, visionario ingegnere aeronautico come Horikoshi, Caproni conobbe nella sua carriera successi e fallimenti, ma rimase fedele alla propria passione, diventando una figura di riferimento per l’aviazione mondiale.
Questo è insomma un film sui sogni e sui sacrifici che spesso si richiedono per potersi realizzare. Non a caso Caproni, parlando della loro passione-professione dice a Jiro: “Questo è davvero un mondo di sogni”. Frase che si direbbe pronunciata da Miyazaki stesso, pensando al suo lavoro nella Settima Arte, mondo di sogni per definizione.

L’ultimo lungometraggio di Miyazaki, quello che può essere considerato il suo testamento ideale, è anche il suo film più autobiografico. Nato nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, figlio di un fabbricante di componenti di aerei che realizzava pezzi anche per gli Zero, ha sviluppato fin da piccolo una passione per le macchine volanti – elemento ricorrente in quasi tutti i suoi film – oltre a un convinto pacifismo che paradossalmente affiora anche in questo film, dedicato a chi ha fornito al Giappone un micidiale strumento di guerra. Si alza il vento è insomma un film importante sotto tanti aspetti, consigliato agli appassionati dell’animazione e ai tanti fan di Miyazaki, ma anche a tutti i cinefili e a chi ama l’intrattenimento intelligente, la poesia delle immagini e la ricchezza dei contenuti.

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Tanto più incauto, se non francamente assurdo, appare dunque il piano di distribuzione adottato dalla Lucky Red per l’uscita italiana. Presentato alla 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2013, in occasione della quale Miyazaki dichiarò pubblicamente la sua intenzione di ritirarsi, e candidato ai più prestigiosi premi internazionali, fin da subito Si alza il vento ha potuto godere di un’ampia copertura mediatica. Ma la Lucky Red ha atteso un anno intero prima di portarlo nelle sale italiane, progettando per di più un’uscita limitata a tre giorni, a metà settembre. Gli stessi giorni in cui, per esempio a Roma, le sale con una programmazione non di blockbuster avevano in cartellone Venezia a Roma, la selezione in anteprima dei film del festival. La capitale è in cima alle classifiche degli spettatori cinematografici nazionali, il che lascia intendere un bacino d’utenza vasto e variegato. La sovrapposizione di date ha sottratto parte del potenziale pubblico, proprio come la scelta di tre soli giorni infrasettimanali, per di più pubblicizzati meno di quanto avrebbero potuto. E così l’ennesimo capolavoro del maestro, sebbene forse meno immaginifico di suoi altri film, è stato relegato al solo mercato dell’home video. Dispiace che a rendersene “colpevole” sia stata una società di distribuzione e produzione solitamente illuminata e accorta come la Lucky Red che pure tanto si è spesa, anche coraggiosamente, in passato per i lavori dello Studio Ghibli.

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Certo, Si alza il vento può apparire un film difficile da presentare a un pubblico come quello italiano, forse ancora troppo abituato a pensare all’animazione come destinata ai più piccoli, sebbene da qualche anno sembra che la tendenza si stia invertendo. Eppure le pellicole di Hayao Miyazaki meritano la visione sul grande schermo ed è un peccato che in questo caso non ci rimanga che accendere la tv e sistemarci sul divano per poter volare insieme a Jiro nel mondo dei sogni creato da Miyazaki.


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