L’ultimo capolavoro di un visionario
Miyazaki abbandona il fantastico e abbraccia l’onirico. L’ultimo film del regista giapponese è un testamento artistico, un prodotto maturo, con i piedi per terra, ma che spicca il volo con l’immaginazione.
Jiro Horikoshi è un ragazzo con la passione per gli aeroplani, il suo modello da imitare è il conte Caproni (che incontra spesso in sogno), grande progettista italiano a cui confiderà di voler diventare un ingegnere aeronautico. Ci riuscirà venendo assunto negli anni ’30 dalla Mitsubishi.
Saldamente ancorato alla Storia, Si alza il vento narra tre decenni della vita di Jiro Horikoshi, il progettista aeronautico dei tristemente noti (perché utilizzati dai kamikaze nella seconda guerra mondiale) Mitsubishi M6 Zero. Una pellicola che si discosta dalla precedente cinematografia di Miyazaki, nella quale l’apparato fantastico non era solamente dominante, ma cifra stilistica e significativa chiave di lettura per sottotemi celati dalla superficie dell’animazione. Diversamente in Si alza il vento ci si accorge di un approccio più cupo e doloroso da parte del regista giapponese, che si è prodigato nella costruzione di una vicenda colma di contraddizioni, che inneggia alla pace, ma che celebra un costruttore di morte(suo malgrado). Tuttavia Miyazaki scansa le polemiche, mettendo in bocca al suo protagonista la frase «sarebbero perfetti se privi di mitragliatrici», riferita al suo progetto rivoluzionario. Tuttavia non sarebbe necessario perché Miyazaki ha la capacità di far comprendere che la sua opera è una celebrazione nei confronti dell’ambizione, dell’abnegazione nei confronti del lavoro e dell’inseguimento di sogni (frutto dell’immaginazione di Jiro), che si portano appresso una passione per il volo e per il superamento dei limiti conosciuti.
Fortemente legato alla passione del regista (non ha mai negato di essere un appassionato di aeroplani, dei quali il padre era ideatore) e all’amore che lo lega al proprio paese, Si alza il vento si divide idealmente in due tronconi: nella prima parte lascia fluire le immagini e fonde abilmente realtà (storica) e immaginazione, mentre nella seconda costruisce una vicenda d’amore tanto lieve e commovente quanto dolente, che non lascia mai il passo alla stucchevolezza. Di conseguenza ciò che emerge è una pellicola dai toni maturi, cupi e dolorosi, che però non perde quel sano ottimismo che ha sempre contraddistinto il cinema di Miyazaki. Non importa se evidentemente i bambini saranno meno coinvolti in questo film, se il fantastico verrà sacrificato in favore di una narrazione più lineare e meno metaforica; Miyazaki ci restituisce un testamento personale e passionale (grazie anche a uno stile delicato, sottile e poetico), nel quale si spicca il volo e si sogna insieme a Jiro, che immaginava rivoluzionari aeroplani senza mitragliatrici, con persone a bordo piuttosto che militari. Perché quando «si alza il vento, bisogna provare a vivere».
Uscita al cinema: 13 settembre 2014
Voto: ****