Dopo il vino sudafricano che, esportato nel resto del mondo, ha riscosso anche tra gli intenditori un discreto successo, sta per arrivare sulle nostre tavole uno "specialissimo" vino etiope, che allieterà ,molto presto, le nostre prossime riunioni conviviali.
Nel contempo si spera che l'economia del Paese africano da tutto ciò ne possa trarre vantaggi concreti .
E questo almeno per quel che riguarda l' occupazione in loco.
E' chiaro che l'idea di impiantare vigneti e produrre vino è stata del Gruppo Castel, francese, produttore in Europa sia di vino che di birra con esportazioni ben ramificate a livello internazionale.
Ma non importa.
E' importante, invece, sia pure con queste modalità, dare ossigeno ad un'economia,come quella dell'Etiopia, che in nuce ha delle grosse potenzialità inespresse le quali poi , adeguatamente incanalate e sapute gestire, potrebbero fare uscire per sempre il Paese dallo stigma del "povero perpetuo" ,che chiede costantemente aiuto all'Occidente .
Il tallone d'Achille, e insieme la sfida(lo sappiamo anche se facciamo finta di non saperlo e continuiamo ad ingrassare l'esercito dei cooperanti in tempi di carestie), perché ci sia l'autosufficienza in Africa, è l'agricoltura, un agricoltura valida e quindi anche la viticoltura.
Arte eccellente, per altro, e di certo non da tutti.
I vigneti in questione si trovano nella soleggiata e ridente provincia di Zeway, a circa 200 chilometri a sud di Addis Abeba.
Secondo i dati ufficiali, forniti dall'incaricato del marketing del Gruppo Castel, la produzione di quest'anno è stimata intorno alle 450mila bottiglie, metà delle quali andrà sicuramente fuori dall'Etiopia.
Malgrado i nostri gioielli di famiglia(vini piemontesi- veneti-toscani- pugliesi e siciliani ), noi , con curiosità e piacere, attendiamo, ugualmente, per degustare.
E dunque ..."prosit, Etiopia!"
A cura di Marianna Micheluzzi(Ukundimana)