Magazine Cultura

Si cambia. Taglio i capelli

Creato il 18 maggio 2012 da Scribacchina

Taglio capelli jazz

Eh già, soliti lettori: ogni tanto anche la vostra Scribacchina nonché bassista a tempo perso sente la necessità di materializzare il cambiamento. E’ un bisogno fisico di mostrare all’esterno quanto s’agita all’interno.
Dunque, in questa situazione, Scribacchina – come ogni altra donzella sulla faccia della terra – prende la cornetta del telefono e fissa un appuntamento dal parrucchiere.

Il parrucchiere di Scribacchina è un incredibile elemento.
Lo chiamerò Mister G.

Età indefinibile tra i quaranta e i cinquanta, fisico palestrato, parlantina (ma và?) da parrucchiere e un incredibile savoir faire con pettine e forbici. Ogni volta m’incanto a veder volare le sue mani attorno alla mia testa: in venti minuti è capace di creare cose impensabili. Oh, per la cronaca, ogni volta mi pare d’essere un marziano che gli si materializza nel salone; in realtà non potrebbe essere diversamente: se va bene, mi vede una volta l’anno. Impossibile ricordarsi ch’io sia già passata dalle sue parti.

«Ok Scribacchina. Posto che non ce ne potrebbe fregare di meno di sapere chi è e come lavora il tuo parrucchiere, puoi dire cosa c’entra un taglio di capelli in un blog di musica?»
«Cavolo a merenda, ovvio…»
«Minimo minimo, adesso si scopre che Scribacchina ha già i capelli corti: altro che “diamoci un taglio radicale, materializziamo il cambiamento”…»

Per la miseria. Me lo concedete, una volta tanto, un argomento frivolo?
Che poi, precisiamo: l’argomento
«taglio di capelli» tanto fuor di luogo in questo blog non è. E ve lo dimostrerò.
Dalle vostre domande, pare ignoriate il fatto ch’esistono tagli legati alla musica: taglio rock, taglio punk, passando pei tagli emo e gothic. Esiste pure il taglio hippie (un non-taglio, in realtà: trattasi di capello
nature, lasciato crescere alla vivaddio, magari con qualche allegro dreadlock formatosi en passant; va da sé che, se volete un taglio hippie, vi conviene disertare il salone di Mister G.).

Vado ora ad illustrarvi, per vostra cultura personale, i varii tagli sopra elencati.
Taglio rock: capello corto, alla maschietta; pare sia la canonica pettinatura spacciata come «comoda e facile da tenere» (per quel che mi riguarda, mai vista una pettinatura «facile da tenere»…).
Taglio punk: sfilatura estrema, eventuali rasature sui lati e sul collo; capelli a punta per gl’estremisti del genere, con qualche ciuffo colorato a tinte vivaci.
Taglio emo: frangione più o meno lungo, capello asimmetrico e spiovente verso ‘l viso; sfilato; lungo o corto o come più vi piace (tanto il pezzo forte dell’ensemble sono gl’occhi, bistrati come non mai: in teoria son loro che dovrebbero catalizzare l’attenzione).
Taglio gothic: pare trattarsi di taglio normale, con un’unica avvertenza: che faccia trasparire una certa bellezza sinistra, legata a doppio filo alla morte e alle tenebre (?!?!?); come per il taglio emo, punto focale dell’insieme non è il capello quanto il trucco, pallido e con gl’occhi intensi, con tanto di occhiaie valorizzate (de gustibus…).
Ma non è finita. Pare e
sistano tagli alternativi, come il «jazz-baby cross», ossia un taglio cortissimo riservato a donzelle con fattezze delicate e zigomi perfetti. Per parte mia, come valido esempio di taglio jazz mi permetto di segnalarvi le pettinature portate dalle flappers negl’anni ’20 (potete vedere un valido esempio nella foto più sopra datata inizio anni ’20, raffigurante l’attrice Norma Talmadge).

Tutto questo premesso, soliti lettori, vi confermo che Scribacchina – lungi dal portare capelli corti – da troppo tempo sfoggia un lungo capello ondulato, colore ibrido tra il castano e il rossiccio.
Questo pomeriggio chiederò all’ottimo Mister G. un taglio e un colore alternativo. Qualcosa a metà strada tra lo swing, l’acid jazz, il rock, la fusion e - 
of course - un solo di Pastorius.
M’auguro che il cambiamento non risulti terrificante.

A bientôt, soliti lettori.
E tenete le dita incrociate per la chioma della sottoscritta.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine