di David Crucitti – Ci sono storie che vale la pena raccontare, personaggi che sfiorano la nostra vita in punta di piedi, nell’umiltà più assoluta, quell’umiltà che ormai non appartiene più a questo mondo, ma che certamente viene conservata nell’animo di chi, forse in uno stato confusionale, ci insegna tanto. Questa storia ha due chiavi di lettura, la prima di queste racconta di un anziano signore, barba incolta e cappello di lana in testa. Si chiama Pietro, ed è la pura essenza del senso civico, lo specchio che dovrebbe raffigurare l’immagine di ognuno di noi. Ha fatto una scelta importante nella sua vita, ha scoperto la sua missione fra le tante stranezze della nuova società, ha deciso di ripulire tutte le strade di Reggio. Con un non semplice sforzo fisico, percorre le vie della città chinandosi continuamente a raccogliere le cartacce, i mozziconi di sigarette e le erbacce che crescono sotto i marciapiedi. Si accompagna sempre ad un grande sacco di plastica dura, nel quale ripone i frutti della sua importante “caccia”, i rifiuti che i suoi concittadini gettano per strada. Non si salva nulla da terra, non curante di qualsiasi infezione, raccoglie persino le salviette, gli assorbenti ed i fazzoletti di carta. Una volta riempito il suo sacco fino all’orlo, si avvicina al più vicino cassonetto, svuota il sacco e riparte all’attacco dei rifiuti urbani, senza pietà, dove passa lui, non c’è scampo, tutto viene raccolto. Mani scure e sporche, sguardo provato ma sereno, Pietro sorride quando gli viene chiesto se fosse possibile scattargli qualche foto, nessun problema risponde. L’altra chiave di lettura racconta di un uomo che forse avrebbe bisogno di aiuto, della sua famiglia non racconta nulla, ma sembra che viva solo, il compito passa a chi di competenza, cercando di capire, in modo professionale, se all’uomo serva qualcosa. Agli occhi dei tanti cittadini che assistono al suo continuo lavoro, Pietro potrebbe apparire anormale, ma fra Pietro e i suoi concittadini che gettano in terra i loro rifiuti, chi è anormale? Nel suo assoluto silenzio Pietro lancia un messaggio: “mi chiamo Pietro Iaria, mamma come piove”. Grazie Pietro per il contributo che giornalmente dai alla tua strana città.
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