IL TRENTASEIESIMO MORTO IN AFGHANISTAN
“La notizia dell’ennesimo militare italiano ucciso in Afghanistan è rimasta travolta da quelle sul bunga bunga berlusconiano. Gli appassionati di calcio se la sono ritrovati davanti domenica, con il minuto di raccoglimento che ha preceduto l’inizio delle partite: un minuto in cui molti hanno pensato, credo, alla follia di una situazione in cui dei ragazzi giovani rischiano la vita in silenzio, per uno stipendio appena decoroso, in una guerra mascherata da missione di pace, mentre d’altro non si parla in Italia che di un gruppo di bastardi anziani , gonfi di soldi e di potere, che organizzano festini tristi e incredibilmente volgari nelle loro dimore inutilmente sontuose.
Una contraddizione resa ancora più lacerante dall’osservazione per cui i protagonisti delle feste sono anche quelli che, senza entrare davvero nel merito della questione e senza rischiarci su nulla di loro, hanno deciso di far partecipare l’Italia ad una guerra di cui non parlano più e su cui non pensano più (chiedendosi magari quando finirà) ornai da anni. Anni in cui di cose da fare, per loro assai più piacevoli, ne hanno avute molte (troppe)”. (Luigi Cancrini)
Il nanerottolo è assente alla cerimonia funebre per il caporalmaggiore Sanna: un residuo di pudore? No, lui non ha pudore.
E’ il suo personale contributo al morale dei soldati che il suo governo mantiene nel teatro di guerra in Afghanistan? E i familiari dei trentasei soldati morti?