Ieri, in una conferenza stampa, la polizia di Winnsboro ha annunciato che “non ci sono prove a sostegno della tesi per cui sia stata aggredita”.
La ragazza, Sharmeka Moffitt, vent’anni, domenica scorsa aveva chiamato il 911 chiedendo aiuto e dicendo che 3 membri del gruppo razzista Ku Klux Klan l’avevano aggredita. Le ustioni, le ferite da taglio, la scritta sulla macchina “KKK”, tutte prove inconfutabili secondo le testate italiane. Ripeto: secondo le testate italiane. La polizia della Lousiana ha sospettato da subito che l’aggressione non fosse un caso di “hate crime” e il caso ha interessato solo la cronaca locale. Ora si è scoperto che le analisi del DNA confermano che le ferite sono state auto-inflitte.
Le autorità hanno comunicato che anche le scritte sull’auto sono state fatte dalla stessa Moffitt. La polizia ha passato il caso al procuratore distrettuale, che ora deciderà se sporgere accuse contro la ragazza.
Noi non sappiamo quale sia la verità. Magari la ragazza non ha mentito, magari potrà spiegare perché ci sono le sue impronte in luoghi sospetti (al momento la polizia non ha ancora potuto parlarle). Magari davvero il KKK è rinato e si mette a scrivere la propria sigla sulle macchine con il dentifricio.
Tuttavia è interessante come i giornalisti, che si vantano del fatto di distinguersi dai blogger perché loro “verificano la notizia”, siano stati presi da un altro raptus di sensazionalismo. E’ interessante come i professionisti, se la smentita verrà confermata dai fatti, abbiano preso un’altra cantonata.
Solo l’altro giorno ero a un workshop di giornalismo durante il quale un’iscritta all’albo si beava della superiorità dei giornalisti rispetto ai blogger.
Una verità supposta, che in quanto supposta, consigliamo vivamente di metterla lì dove vanno di solito le supposte.
Vittorio Nigrelli