Secondo la mia ipotesi, bisogna configurare ogni sistema sociale di relazione come se fosse fondato su un sistema assiomatico che dev’essere accettato senza bisogno di dimostrazione: e come un tipo di geometria dipende dal sistema di assiomi che si è selezionato così lo sviluppo di un sistema sociale di relazione dipende dagli assiomi su cui si basa. Mettere in discussione o voler provare a fondare “criticamente” questi sistemi assiomatici vuol dire voler mettere in crisi l’intero sistema. Perciò chiunque tenti un’operazione del genere entra immediatamente in contrasto con il sistema dominante. Infatti, un sistema di assiomi rappresenta coerentemente le proprietà fondamentali delle forme relazionali del mondo materiale dentro le quali i singoli individui operano e vivono. Tutti gli atti dedotti da un sistema assiomatico non possono essere in contraddizione l’uno con l’altro. Ogni atto ritenuto incompatibile con gli assiomi del sistema di relazione viene sistematicamente soppresso, non riconosciuto o annullato.
Ogni sistema di relazione fonda la sua condizione di esistenza su un numero minimo di assiomi. Tutti i soggetti che vogliono far parte di quel sistema devono accettare senza discutere i propri assiomi di fondo. L’accettazione è la condizione d’accesso per fare parte del sistema. Prendiamo il sistema schiavistico di relazione: la sottomissione è un assioma che fonda la sua condizione di esistenza. “Libero” o “schiavo”, cittadino o federato, chi non si sottometteva all’uso della forza era automaticamente “fuori” dal sistema, e in quanto “fuori” era automaticamente soggetto ad essere soppresso. La sottomissione non poteva mai essere un momento “negoziabile”: o la si accettava o non la si accettava, tertium non datur. Soltanto una volta che s’era compiuto l’atto di sottomissione era possibile godere dei privilegi che il sistema prevedeva. Lo schiavo poteva anche aspirare alla “liberta”; i popoli sottomessi a continuare a vivere nei loro usi e costumi (purché non in contraddizione con l’assioma di fondo).
Nel mondo feudale, il credere nei dogmi della salvezza era l’assioma che fondava la condizione stessa di esistenza del sistema religioso di relazione. L’accettazione di questo assioma era la condizione per far parte della comunità dei fedeli. Chi non accettava i dogmi della fede era automaticamente posto fuori dal sistema, e come tale poteva essere di fatto “perseguitato” dal potere secolare. Soltanto chi credeva nei dogmi della fede poteva accedere alla salvezza dell’anima. Non a caso, infatti, questa assioma viene meno nel momento in cui la riforma luterana afferma che la salvezza dell’anima non dipende più dall’opera del singolo. La riforma luterana scardinava l’assioma su cui si fondava la funzione di dominio della Chiesa feudale, in quanto basava la “fede”, e quindi il credere, come qualcosa che veniva distribuita direttamente da Dio, e non dipendeva dalla scelta deliberata di un individuo.
Nel mondo moderno le regole di mercato diventano un assioma su cui si fonda la sua stessa condizione di esistenza. In linea di principio, chiunque può accedere ai benefici del mercato, purché ne accetti le regole. Il mercato lascia decidere al singolo quale prestazione offrire, purché la prestazione offerta soggiaccia alla domanda richiesta dal mercato. Il mercato non impedisce a nessuno di offrire una prestazione d’opera nuova, purché trovi la sua “giusta” allocazione. Per questo il mercato esalta la capacità di iniziativa individuale di affermare la propria offerta di prestazione. Ma per offrire una qualsiasi prestazione d’opera occorre disciplinare il proprio essere (anima e corpo), ricavando così il denaro necessario per la soddisfazione dei propri bisogni.
Torniamo dunque al nostro mondo globalizzato con queste nuove cognizioni. Il mondo entro il quale oggi viviamo si presenta come un “villaggio globale” acentrico, un mondo in cui il potere non è più accentrato in un’istituzione, in un capo, in un ordine gerarchico. Il potere si presenta come un potere diffuso, frazionato, polverizzato in tanto microrealtà. È come se migliaia di azionisti del potere detenessero quote così minime da non avere alcuna possibilità di avere un controllo diretto e prevalente su di esso. In effetti, ciascuno di noi, chi in misura minore o chi in misura maggiore, detiene un piccolo pacchetto azionario di potere: come telespettatori, quando facciamo alzare o abbassare l’audience dei programmi; come utenti di Internet, chat forum online, come giocatore di borsa, investitore, esportatore, ecc. In virtù di cosa tutto ciò diventa possibile? In virtù di che cosa l’attuale di relazione fonda la sua condizione di esistenza? Sull’assioma della connessione o della connettività. Si “è” o si “esiste” se si è connessi: chi non è connesso è fuori, non ha modo di far parte del sistema. Il mercato ha perso la sua centralità prevalente perché non può sussistere senza “connessione”. La connettività è l’assioma di fondo che la rivoluziona tutto l’essere sociale del nostro sistema di relazione. Infatti, tutti i rapporti umani e sociali, i rapporti di produzione, di distribuzione e consumo, sono in via di una profonda ristrutturazione i cui esiti sono ancora del tutto imprevedibili. Pensate un attimo: io per scrivere ciò che ho scritto ho dovuto connettermi; voi per leggere ciò che state leggendo siete connessi! Fuori dalla connessione non esistiamo.