Chissà perché si parla sempre di «livre de chevet» al singolare. Come se uno dovesse limitarsi ad avere un solo libro accanto quando dorme.
E infatti, sul mio comodino ci sono sempre dai cinque ai dieci libri. Alcuni da leggere, altri già letti e straletti: come la biografia di Pastorius (aridagli), o Mastering the art of french cooking di Julia Child. Che non è propriamente un romanzo d’amore, ma ha il suo perché nell’amore che sta dietro la preparazione di una ricetta.
Oltre a questi due “irrinunciabili”, sul mio chevet ci sono un paio di libri di Schnitzler, le poesie di Emily Dickinson, alcuni racconti di Maupassant, un romanzo intitolato Giallo D’Avola (è sul comodino esclusivamente per questioni affettive) e l’Abbecedario del pianista di cui parlavo un paio di giorni fa.
Mettiamoci anche il Kindle, se proprio vogliamo allargarci.
E pure il manuale di stretching, per ricordarmi di fare gli esercizi imposti dal fisioterapista – beata gioventù…
Infine, il libro che mi accingo a leggere, preso qualche mese fa alle Librerie Coop di Bologna: Suite Francese di Irène Némirovsky.
Sembra promettere bene.
Come si dice dalle mie parti: sperèm…
Bonne nuit, soliti lettori.