Un noto gruppo di studiosi locali, al termine della tradizionale cena d'agosto sull'Appennino organizzata per svelare
nuovi segreti della nostra cultura, è giunto in possesso di una lettera riservata dell'imperatore Tiberio, anche grazie all'alta gradazione alcolica dei ripetuti brindisi finali. Una fonte
riservata ce n'invia una copia. Essa comincia con una drammatica domanda: "Per quanto tempo ancora, o cittadini di Rimini, abuserete della mia pazienza, e recherete disonore al mio illustre
ricordo, continuando a far transitare automobili sull'antico ponte che porta il mio nome e sopporta la vergogna di non aver voi trovato una soluzione alternativa?".
La lettera prosegue ricordando per filo e per segno quanto avvenuto in città a proposito del ponte di Tiberio sin dagli
anni del dopoguerra, quando sopra di esso passavano pure i camion con rimorchio, prima che venissero realizzate l'autostrada e la nuova circonvallazione. Seguirono i progetti di abbattimento del
Borgo di San Giuliano, sul quale Tiberio rivendica un diritto di controllo per l'ovvio motivo che senza il suo ponte per il quartiere ci sarebbe un isolamento totale.
Tiberio conosce i progetti che volevano trasformare la zona a monte del ponte in una piscina olimpica, i lavori del
porto canale con le banchine inondate regolarmente, il ripetuto intervento per salvare il salvabile con l'immenso pannolone posto ai suoi piedi verso il mare , l'idea di creare una strada
alternativa, ed infine (ai nostri giorni) il fatto che, dove doveva passare quella strada, sorgerà una casa con regolare licenza comunale.
Noi non abbiamo nulla da obiettare ai pensieri di Tiberio anche perché, come ha scritto il prof. Luciano Canfora sul
CorSera del 27 agosto, era un imperatore maledetto il cui cadavere fu trascinato con gli uncini fino al Tevere e scaraventato nel fiume. Quindi il nostro Tiberio di fiumi se ne intende e non
vorremmo che, per colpa di questa sua lettera riservata, a qualcuno di casa nostra venisse in mente di ripetere l'operazione con l'effigie di chi scrive. I tempi non sono dei migliori. Lo
dimostra il fatto di cronaca che ha visto per protagonista un assessore della nostra Provincia. Per aver ricordato che, mentre si pensa al metrò di costa tra Rimini e Riccione, è un'impresa
garibaldina quella di raggiungere Bologna sulla strada ferrata, è stato querelato dalle Ferrovie. Perché l'Alta Velocità snobba la nostra Riviera? Un mistero degno di Tiberio, verrebbe quasi da
dire. [XXX, 1052]
il Ponte, Rimini, settimanale, 4.9.2011