Se colonizzare la Luna presenta qualche problemino di tipo pratico quando si parla di sopravvivenza sulla superficie del nostro satellite (mancanza di atmosfera, radiazioni cosmiche, eccetera), se spostiamo la nostra attenzione su Marte ci rendiamo conto che una colonia, sul Pianeta Rosso, farebbe la sua porca figura.
"La spinta a colonizzare nuove terre è insita nell'uomo" dice Giacomo Certini, ricercatore del DiPSA (Department of Plant, Soil and Environmental Science) dell'Università di Firenze. "Espandere il nostro orizzonte su nuovi mondi non deve essere giudicato strano. Spostare le persone e produrre cibo potrebbero essere necessari in futuro".
Il problema principale da risolvere sarà quello dell'acqua e del cibo. Non si sopravvive senza risorse alimentari, e le capsule di esplorazione di cui disponiamo oggi di certo non possono garantire la sopravvivenza per lunghi periodi in un ambiente ostile come quello marziano.
E' per questo che Certini e Riccardo Scalenghe, dell' Università di Palermo, hanno pubblicato uno studio sulla rivista Planetary and Space Science con il quale sostengono che la superficie di Marte, della Luna e addirittura di Venere sembrerebbero essere adatti all'agricoltura.
Ora, che Venere sia adatto all'agricoltura mi pare parecchio strano: pressione superficiale pare a 92 volte quella Terrestre, atmosfera satura di CO2 e di diossido di zolfo, temperature a 460°C, venti che soffiano con una potenza estemamente superiore a quella a cui sono abituate le piante terrestri.
Ma su Marte e La Luna l'agricoltura sembra trovare condizioni più favorevoli.
Certini e Scalenghe hanno dovuto iniziare dalla stessa definizione del termine "terreno". Sul nostro pianeta, la terra ha una composizione ed un comportamento che rientra all'interno di certi parametri e modelli; lo stesso non si può dire per altri pianeti: ci son superfici superdure, permafrost di CO2, o terreni farinosi e umidi di idrocarburi.
La definizione di terreno che hanno quindi utilizzato come base per la loro ricerca è quella definita al 19° World Congress of Soil Sciences di Brisbane, Australia, dove si è definito come terreno : "un substrato sulla, o appena sotto la, superficie della Terra e di corpi simili, alterato da processi biologici, chimici, e/o agenti fisici".
Il terreno del nostro pianeta viene creato da diversi fattori: clima, topografia, roccia, tempo e attività biologica. Quest'ultima, in particolare, sembra essere considerata da alcuni ricercatori come un elemento fondamentale per lo sviluppo delle piante, siano esse alghe o cereali.
Ma Certini è convinto che il terreno adatto per l'agricoltura possa generarsi anche in assenza di attività biologica, condizioni che potremmo riscontrare su altri pianeti o lune.
Come fa notare Ellen Graber, ricercatrice dell' Institute of Soil, Water and Environmental Sciences al The Volcani Center of Israel's Agricultural Research Organization, "chi dice che il terreno sia la condizione necessaria per l'agricoltura? Ci sono due condizioni fondamentali per l'agricoltura: la prima è l'acqua, e la seconda la presenza di nutrienti per le piante. L'agricoltura moderna fa uso estensivo di 'media privi di terreno'". Coltivazioni idroponiche o aeroponiche, giusto a titolo di esempio.
La superficie di Marte, o gli strati immediatamente sotto ad essa, sono ricchi di sali che potrebbero garantire un approvigionamento costante di nutrienti. L'acqua, inoltre, potrebbe essere presente in quantità relativamente grandi appena sotto lo strato superficiale di terreno.
Sfruttando questi due elementi, sarebbe teoricamente possibile costruire serre su Marte, isolate dall'ostile atmosfera marziana e in grado non solo di produrre cibo, ma anche ossigeno vitale per la sopravvivenza dei futuri pionieri spaziali.
Questo lascia ben sperare anche per altri pianeti o lune del nostro sistema solare. Sarebbe virtualmente possibile coltivare su ogni superficie planetaria che presenti determinate caratteristiche, come i giusti nutrienti e acqua non necessariamente allo stato liquido.
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