Magazine Attualità
Rispetto alla generazione dei nostri nonni, laddove il pranzo era uno dei principali momenti di aggregazione molto particolare e irrinunciabile, oggi vedere seduta una famiglia al completo intorno al tavolo all'ora di pranzo è matematicamente impossibile! Cambiano gli usi e i costumi, cambiano gli orari di lavoro e gli impegni personali e di conseguenza cambiano pure le abitudini alimentari degli italiani. In 20 anni è aumentato quasi del 20% (dal 66,8% all'82%) il numero di chi fa una colazione adeguata al mattino, mentre è diminuito quello di chi pranza a casa (dall'84,5% al 74,3%), così come quello di chi ha nel pranzo il suo pasto principale (dal 78,2% al 68%). Sono queste alcune tendenze che emergono dagli ultimi dati pubblicati dall'Istat sugli stili di vita del Belpaese, che analizzano il trend dal 1993 al 2012. Analizzando le cifre più nel dettaglio, si può vedere che a puntare su una buona colazione sono soprattutto le donne (82% contro il 77% degli uomini) e i bambini (94%). Il pranzo a casa rimane ancora un'abitudine molto diffusa, anche se in calo del 10%, a vantaggio di bar e ristoranti, in crescita. Mangiano a casa in particolare gli anziani (95% dai 65 anni in su), mentre il ristorante, salito dall'1,8% al 2,8%, è scelto soprattutto dalla fascia d'età 35-44 anni (5,5%) e dai maschi (4,7%), e il bar (2,5% contro l'1,4% del '93) dalla fascia più giovane tra i 20 e 24 anni (5,2%) e dai maschi (3,2%). Sale anche il numero di chi pranza sul posto di lavoro, passato dal 4,5% del '97 (soprattutto nella fascia 25-34 anni con il 9,7%) al 7,2%, in particolare tra i 35 e 44 anni (14,5%) e gli uomini (8,8%). E se per molto tempo il pranzo è stato il pasto principale, ora le cose stanno cambiando. Se nel '93 lo era per il 78,2% delle persone, in particolare per gli over75 (94%) e i bambini tra i 3-5 anni (81,7%), nel 2012 si e' registrato un calo del 10% (68%), soprattutto fra le donne (dal 79% al 69%) e nei bambini (dall'81,7% al 76%). Ora si mangia soprattutto a cena, diventata il pasto principale per il 23,4% (era il 17,3% nel '93), soprattutto fra i 45-54 anni (33,7%) e gli uomini (26,8%).