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Si puo’ fare l’amore vestiti?

Creato il 04 dicembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Si puo’ fare l’amore vestiti?

Anno: 2011/2012

Durata: 90′

Nazionalità: Italia

Genere: Commedia Sentimentale

Regia: Donato Ursitti

Distribuzione: Belumbury Spa

Uscita: 6 dicembre

Si può fare l’amore vestiti?  nasce dalla voglia del produttore Stefano Maccagnani  di mettersi in gioco, in un ambito che prima del film non aveva ancora esplorato: dal mondo industriale (la Belumbury, di cui Maccagnani è fondatore, produce citycar elettriche n.d.R.)  “la vita di fabbrica, fatti di persone, macchine e prodotti, sicuramente diversi tra loro, ma tutto sommato simili nelle dinamiche di risoluzione delle varie problematiche che via via mi trovavo ad affrontare”, alle problematiche sessuali che buona parte delle persone si trovano a dover affrontare (o non affrontare?) nella vita quotidiana.

Mettendo insieme una squadra di professionisti, Donato Ursitti alla regia, Giorgia Colli e Luca Biglione alla sceneggiatura (scritta con la consulenza del sessuologo Dr. Fabrizio Quattrini), Maccagnani sviluppa il soggetto iniziale, sfruttando le sue doti di imprenditore: “Cosa c’e’ di più entusiasmante per un imprenditore di pensare un progetto, trovare i mezzi e le risorse per lavorare e realizzare un prodotto di qualità? (…) nel mestiere dell’imprenditore nulla deve essere lasciato al caso, visto che oltre alle risorse economiche investite sono in gioco il lavoro e l’impegno di persone, che meritano rispetto e non possono essere lasciati all’improvvisazione, ogni mia scelta e’ stata ponderata e maturata dopo un vivo confronto con esperti”.

Il prodotto finito è una commedia brillante, leggera e non scontata, che affronta tematiche delicate, molto spesso non approfondite e non affrontate per vergogna degli altri e di sé stessi: Bianca Guaccero è Aurora, una giovane trentenne, sessuologa, che a causa di alcuni problemi di salute di sua madre torna nel suo paese natale, Polignano A Mare (in provincia di Bari) dopo essere stata assente per circa dieci anni; la vita di Aurora è a Roma, con la sua attività emergente di professionista e di ricercatrice, chiusa nell’anonimato di una città che non le punta gli occhi addosso e la lascia in pace, a perdersi nei suoi dolori del passato e a nascondersi dalla vita e dalle occasioni che potrebbero aspettarla fuori dalla gabbia.

“E pure tu, esci da stà gabbia!”, la esorta Andrea (Corrado Fortuna), il suo amico di sempre, ottimista, spontaneo e sempre pronto a cogliere il meglio dalla vita; Andrea vive nel piccolo paesino pugliese, creando lampade originali e rincorrendo l’amore di un uomo che condivide la sua stessa passione per le scalate in montagna; bella è la sua immagine dell’amore tra due persone, vista come una scalata, “sei libero, ma dipendi completamente da un’altra persona, e ti devi fidare per forza”.

Oltre ad Andrea, molti altri personaggi ruotano intorno ad Aurora e al suo “studio”, ritagliato per caso dentro il laboratorio dell’amico, che entrano ed escono di scena quasi come se l’atmosfera pacata e sonnolenta del piccolo paese sia una specie di palcoscenico a cielo aperto, e sotto quel cielo si intreccino piccoli equivoci, segreti (in)confessati e sentimenti inespressi: la fornaia Elsa (Anna Ferruzzo) che grazie ai consigli di Aurora riscopre il piacere delle gioie coniugali, insieme al marito Anselmo (un sorprendente Maurizio Battista, che esce completamente dagli schemi che l’hanno portato al successo, per sperimentare una recitazione da professionista, accento pugliese compreso); la stilista Isabella (Marina Rocco) quasi un alter ego femminile di Andrea; l’infermiere Mino (il poliedrico Fabio Ferri, barese, che raggiunse la notorietà ballando nel videoclip di “Salirò” di Daniele Silvestri, e che tra le innumerevoli collaborazioni televisive e cinematografiche vanta anche la conduzione di B.R.A. – Braccia Rubate all’Agricoltura, di Serena Dandini, andato in onda sulla RAI nel 2004), incallito seduttore, sicuro e tranquillo che la compagna Enrica (Francesca Ceci) non lo lasci mai; la giovane coppia “bianca” Michela (Cosetta Turco) e Libero (Luciano Lavarra), sposati da tre anni e incapaci di avere un rapporto sessuale, incarnano forse una delle questioni più serie e comuni tra i problemi di coppia (affrontata anche, in toni drammatici, nel recentissimo E La Chiamano Estate di Paolo Franchi); e poi c’è chi sta per scoprire il sesso, la giovanissima Cristina (Stefania La Coppola), adolescente entusiasta e appassionata della vita, tenuta a freno da suo padre, il veterinario del paese, bello, tenebroso e severo, Pietro, interpretato da Michele Venitucci, che come Aurora ha deciso di chiudersi all’amore, dopo la scomparsa della moglie.

Il film è costellato di didascalie, sviluppate su tre livelli: quelle che danno notizie “scientifiche”, quasi a mo’ di provocazione sulle situazioni legate alla vita dei personaggi, come “il 100% degli italiani legge, se capita, statistiche sul sesso” , che apre il film; quelle recitate dai bambini del paese, che incuriositi dalla nuova atmosfera che pervade le strade e le piazze, si rendono conto che “si può fare l’amore vestiti” perché, come spiega Aurora “il desiderio, quello vero, nasce dal rapporto”; l’amore lo vedi nei gesti delle persone che si vogliono bene e che hanno realmente voglia di stare insieme, indipendentemente dai problemi più o meno seri che uno si trova ad affrontare; e questo può generare positività intorno a noi, e quindi voglia di andare avanti e sperimentare nuove sensazioni, oppure negatività, suscitando l’invidia di chi -come le pettegole del paese, terzo livello di didascalia- osserva la vita degli altri, forse per non pensare e non affrontare i propri problemi.

Il film riesce a dare una chiave di lettura non necessariamente legata alle tematiche sessuali; il sesso è l’escamotage narrativo per raccontare che in ognuno di noi ci sono dei dolori nascosti, che abbiamo accantonato per non soffrire, ma che prima o poi riaffiorano e dobbiamo necessariamente farci i conti; è una commedia leggera, ma non troppo, che a prima vista rischia di cadere nello scontato lieto fine, ma grazie all’autenticità dei sentimenti e alla verosimiglianza delle situazioni riesce ad andare oltre e a lasciare spunti di riflessione…per chi ne ha voglia.

Anna Quaranta

 


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