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“Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto” (Rosa Balistrieri)

Creato il 13 febbraio 2016 da Gianna

“Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto” (Rosa Balistrieri)


A proposito del festival di Sanremo, ma non quello di quest'anno, quello del 1973. Quello di una donna che non partecipò nemmeno perché esclusa all'ultimo momento dalla rassegna canora. La sua canzone si intitolava "Tierra ca nun sienti" e lei era Rosa Balistrieri, una donna tosta, una di quelle che si sono imposte per le loro capacità intellettive e non fisiche, lasciando un segno nella storia dell'umanità in campo politico, letterario e artistico.
La storia della sua vita è costellata di tragedie: lutti, soprusi, povertà e solitudine.

"Ho imparato a leggere a 32 anni. Dall'età di sedici anni vivo da sola. Ho fatto molti mestieri faticosi per dare da mangiare a mia figlia. Conosco il mondo e le sue ingiustizie meglio di qualunque laureato. E sono certa che prima o poi anche i poveri, gli indifesi, gli onesti avranno un po' di pace terrena".
"Li ho messi tutti nel sacco. Le mie storie di miseria provocheranno guai a molti pezzi grossi il giorno in cui l'opinione pubblica sarà più sensibile ad argomenti come la fame, la disoccupazione, le donne madri, l'emigrazione, il razzismo dei ceti borghesi... Finora ho cantato nelle piazze, nei teatri, nelle università, ma sempre per poche migliaia di persone. Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l'abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie. Era questo il mio scopo quando ho accettato di cantare a Sanremo. Anche se nessuno mi ha visto in televisione, tutti gli italiani che leggono i giornali sanno chi sono, cosa sono stata, tutti conoscono le mie idee, alcuni compreranno i miei dischi, altri verranno ai miei concerti e sono sicura che rifletteranno su ciò che canto". ("Qui Giovani" del 22 marzo 1973).

Così si presentò Rosa ad un giornalista che l'intervistò nel 1973 in seguito alla mancata partecipazione al festival. Questo episodio suscitò molto fragore, al punto che Rosa venne considerata da molti la vera vincitrice del festival di quell'anno.
Le parole di questa donna pesano come macigni, hanno l'eco di dolore di una vita vissuta a testa alta, ma con un fazzoletto nascosto nella manica per asciugare le furtive lacrime, represse per orgoglio, inghiottite come chicchi di sale amaro.
Il poeta Ignazio Buttitta, che scrisse per lei numerose liriche andatesi ad aggiungere al suo già vastissimo repertorio, diceva di lei:

"Ogni volta che cercheremo le parole, i suoni sepolti nel profondo della nostra memoria, quando vorremo rileggere una pagina vera della nostra memoria, sarà la voce di Rosa che ritornerà a imporsi con la sua ferma disperazione, la sua tragica dolcezza ...".

In un'intervista a "Noi Donne" la cantante Lucilla Galeazzi ha detto a proposito del modo di cantare di Rosa:

"Fare politica attraverso la canzone popolare non è solo qualcosa di esplicito e legato ai fatti del momento, ed è nel "come" non solo nel "cosa". Lei portava avanti la voce del popolo, cantava le canzoni che appartengono a tutti, che sono "comuni" fin dalla loro radice e alle quali non è possibile apporre alcun tipo di copyright. [...] A me Rosa piace come canta e cosa canta, cose che non vanno mai distinte, anche la ninna nanna è contestataria: la ninna nanna non la canta certo la donna borghese che può permettersi la balia, ma la mamma proletaria che l'indomani deve svegliarsi alle quattro di mattina per andare a lavorare, e si sente disperata perché il bambino non vuole dormire. Ecco allora che Rosa aveva la capacità di trasmettere la disperazione, di renderti compartecipe del lamento di questa donna: e anche questo è fare politica".

Maledetto quel momento
in cui ho aperto gli occhi in terra
in questo inferno.

Questi vent'anni di tormento
con il cuore sempre in guerra
notte e giorno.
Terra che non senti
che non vuoi capire
che non dici niente
vedendomi morire.

Terra che non trattieni
chi vuole partire
e niente gli dai
per farli tornare.
E piangi...
Ninna oh!
Maledetto... tutti questi anni
con il cuore sempre in guerra
notte e giorno.
Maledetto chi t'inganna
promettendoti la luce
e la fratellanza.


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