Ogni tanto succede in Italia che si riaprono fascicoli di indagini. Specie se i casi sono complicati si tenta di portare nuova luce alle morti misteriose, grazie ai nuovi metodi scientifici. Ecco che dopo 17 anni addirittura si ritorna sulla scena del crimine. Succede a Roma. La procura della Capitale ha riaperto il caso conosciuto come il delitto dell’armadio, quello della morte misteriosa della commercialista Antonella Di Veroli, 47 anni, single. Erano gli anni 90.
Le indagini ripartono dall’analisi profonda di tutti i reperti presi in loco ovvero nell’abitazione di via Domenico Oliva 13, nel quartiere Montesacro, si torna a parlare di quella impronta digitale e di quell’ombra di scarpa trovata sull’armadio dove era stato nascosto il corpo. Difficili quegli esami dello stub, del dna estratto da una tazzina di caffé, e soprattutto dalla vita della vittima. Tutto è molto generico, si pensa che la donna sia morta nella notte tra il 10 wl’11 aprile 1994, la scoperta del cadavere avviene l’11 di aprile perchè la sorella si preoccupa.
Sul luogo del delitto arrivano un pò tutti, l’ex compagno con il figlio, tutti cercano Antonella che non si trova, ma il giorno 12 la sorella scopre Antonella in un armadio, morta uccisa da una pistola. Viene accusato e poi scagionato un uomo, ex amante della vittima. Ora è tutto da rifare.





