L’ossimoro della guerra per (ottenere )
la Pace è forse quello più usato nella storia umana occidentale. Del resto di Pace non si scrive quasi mai in tempi di pace. Si dimentica facilmente che il sostantivo bisillaco sia il quinto elemento della vita, essenziale soprattutto per gli esseri a due zampe che popolano il mondo riarmandolo continuamente, l’uno contro l’altro. Si è deciso di parlare di pace il due giugno a Reggio Emilia, in un reading collettivo che proverà a parlare di pace in tempi in cui la guerra – ci annunciano – si avvicina sempre più ai nostri mari. Ad ognuno dei partecipanti si chiedono testi per fermare nei versi la necessità della Pace. Il Golemfemmina, vi partecipa a suo modo, ritrovando dei testi inediti per l’Italia di poetesse che scrissero di Pace in tempi di guerra. Il testo proposto in traduzione è della poetessa nordamericana Olive Tilford Dargan (1869-1968)
Nella primavera del 1915, durante il primo anno di guerra di gran parte del continente europeo, si riuniva all’Aia l’International Commettiee of Woman for Permanente Peace, che favorì l’iniziativa pacifista delle donne durante la Prima guerra mondiale. Esso nasceva dall’impegno di alcune femministe europee, che non vollero rassegnarsi alle scelte d’intervento dei propri governi, e di quello di esponenti del movimento pacifista americane, iscritte al Woman Peace Party. Durante e dopo i lavori del Congresso, furono distribuite poesie e poemetti di autori e autrici differenti dal comune tema dell’ideale pacifista. Fra i lavori, il poema Beyond War, della poetessa Olive Tilford Dargan, nata nel Kentucky nel 1869. In questo lungo poema, costituito da 22 stanze raggurppate in tre parti, descrive la durezza e la tribolazione della vita delle donne in tempo di guerra nella seconda e terza cantica della prima parte.
da
BEYOND WAR
di Olive Tilford Dunkan
SERES THE PLANET LIKE A LEAF
I.
Si dissecca come una foglia il pianeta
….
Come sopporteremo il dolore quando Dio in lutto
si prosta per il mondo che ha fatto e perduto
al prezzo del suo amore eterno?
Non è vero che le spose si tramuteranno in pietra,
e le madri si incurveranno sotto un amaro pianto –
maledicendo il giorno che non le fece morire
quando sfidando la morte diedero alla luce un figlio,
e vagabonde erranti alzeranno le mani scarne
per una vuota tazza di carestia;
Non è vero che accatastati in sanguinanti colline
questi padri, figli e fratelli si lamentano,
o si disperano sui mari che affondano
lieti che le onde possano nascondere le loro ferite;
Non importa che le labbra che conoscevano i nostri baci
sono inaridite e nere, ma questo importa:
che tu debba fermarti, O mente serrata
non vagare più nel buio ma nel sole
Fermati, nel pentimento delle armi
la crudeltà lasciala dietro di te;
caduta, farfugliante, dissolta e finalmente scomparsa.
Prima ancora che cresca l’erba dei prati
finirà l’odio e ritornerà l’amore
portandosi via l’umana superbia –
Il sogno più luminoso del Creatore si è perso,
il sogno di credere nell’Uomo
l’Uomo che alzatosi dritto e immobile
oltre ogni lontano
ora ha l’occhio accecato dal rosso della cupidigia
la visione si appanna, si trattengono le stelle;
e la vita è fatta di fossili viventi
altre ossa e teschi si seppelliranno,
ma lei dovrà inchinarsi ancora nella polvere
come per ricostruirsi ma facendolo meglio di un uomo.
riferimenti in rete
http://www.cjournal.info/2014/05/20/definitions-part-ii-the-proletariat/
http://wwionline.org/articles/women-peace-activists-during-world-war-i/