Si svegliano dal coma e parlano una lingua sconosciuta: il mistero di una sindrome che divide gli scienziati

Creato il 27 giugno 2013 da Gianluca1
Viene menzionata per la prima volta nel 1907 da un neurologo francese e indica il "risveglio" dopo uno stato di coma accompagnato dalla capacità di "borbottare" in una lingua sconosciuta o parlare con la propria lingua madre, ma con un accento completamente diverso. Oggi si contano una sessantina di casi relativi alla "Sindrome da accento straniero"; ultimo della serie, quello reso noto pochi giorni fa, relativo a una cittadina australiana che, dopo un periodo di incoscienza, ha mostrato di saper parlare con accento francese senza aver mai avuto a che fare con l'idioma parigino. Per i neurologi è la conseguenza di un danno cerebrale dovuto a un'emorragia, a un trauma cranico o, in rari casi, a forti emicranie. Spesso il disturbo è accompagnato da ansia e depressione. Studiosi di Oxford hanno individuato l'area precisa del cervello legata alle funzioni linguistiche che, se danneggiata, può causare difficoltà nell'uso della parola, compresa questa curiosa sindrome. Concerne, infatti, l'apprendimento del linguaggio, la capacità di emettere correttamente sillabe e vocali, l'intensità del suono, e l'assunzione di specifici accenti. Recentemente s'è parlato del cervelletto, che controlla le funzioni motorie, ma potrebbe essere legato anche a deficit linguistici. I pazienti sono consci di questa loro prerogativa e non sempre riescono ad accettarla; tuttavia gli scienziati ridimensionano "la magia" del fenomeno, sottolineando che talvolta sono i parenti e gli amici dei malati a enfatizzare il disturbo, supponendo che dal nulla, una persona qualunque, possa risvegliarsi dopo un incidente e parlare fluentemente il gotico antico. Niente di tutto ciò. Ma rimane comunque interessante citare i casi più eclatanti di "Sindrome da accento straniero", la cui comprensione potrebbe aiutare a far luce sui tanti misteri che ancora avvolgono lo studio del cervello umano.
1. Alun Morgan è un cittadino inglese del Somerset, di 81 anni. Lo scorso anno, in seguito a un ictus, va in coma per tre settimane. Al risveglio parla gallese. Prima dell'incidente conosceva solo qualche parola dell'idioma facente capo a Cardiff, imparato durante la Seconda guerra mondiale. Con la riabilitazione riacquista la capacità di esprimersi con la lingua madre, dimenticandosi la nuova.

Alun Morgan

2. Rosemary Dore, cittadina canadese, ha 52 anni, quando cinque anni fa, viene colpita da un'emorragia cerebrale. Dopo due settimane mostra buoni segni di ripresa; ha ancora qualche problema a muovere gambe e braccia, ma parla normalmente. C'è però un particolare: ha scordato la lingua madre e si esprime in un dialetto a lei sconosciuto. In seguito si scopre che utilizza espressioni tipiche della regione di Terranova, dove non è mai stata.
3. Dimitrij Mitrovic, un bimbo di tre anni, di origine serba, non è colpito da nessuna malattia organica, ma una mattina si sveglia e anziché esprimersi in lingua madre, sconvolge genitori e amici parlando inglese, senza averlo mai studiato prima. Per linguisti e psichiatri è un vero enigma. Oggi Dimitrij ha undici anni, ma gli esperti ritengono che la sua dizione sia pari se non migliore a quella degli insegnanti madrelingua e che possa, dunque, soffrire di una particolarissima forma di autismo.
4. Nel 1999 l'americana Judi Roberts ha 57 anni. Nata nell'Indiana, non si è quasi mai spostata da casa. All'improvviso accusa un forte mal di testa: è un ictus che in breve le fa perdere coscienza. Trasportata d'urgenza all'ospedale si riprende qualche giorno dopo l'incidente, ma parla come se fosse un inglese, benché non sia mai stata in Inghilterra. Per gli scienziati è un caso evidente di "Sindrome dell'accento straniero".
5. Dopo cinque anni di coma, Leanne Rowe, una donna australiana di Melbourne, riprende i sensi, ma parla con un accento tipicamente francese. Un tempo faceva la conducente di autobus e nel 2005 ebbe un grave incidente stradale: subì danni alla colonna vertebrale e alla mandibola. Oggi sta molto meglio, ma non riesce ad accettare il fatto di dover parlare con cadenze lessicali che non le appartengono.
6. Sarah Colwill ha sofferto per anni di emicrania emiplegica (rara forma di emicrania con aura). Nel 2010 dopo un forte mal di testa scopre di parlare con l'accento cinese, pur senza aver mai fatto visita a un paese dell'Estremo Oriente. All'inizio trova divertente la sua nuova capacità linguistica, ma oggi, a distanza di due anni, dice chiaramente di non poterne più: "E' diventato frustrante ascoltare il suono della mia voce".

Sarah Colwill

7. "Non si può mai sapere cosa accada nella mente umana quando si esce da uno stato di coma". Sono le parole rilasciate da Dujomir Marasovic, direttore dell'ospedale di Spalato all'indomani dal "risveglio" di una ragazzina di 13 anni, caduta in stato d'incoscienza dopo una forte febbre. I medici hanno confermato la sua capacità di esprimersi molto bene in tedesco, lingua che prima di stare male conosceva solo a livello scolastico.
8. Una 48enne scozzese, Debbie Mc Cann, nel 2010, ha un ictus, si risveglia e parla con l'accento italiano. "All'inizio in casa abbiamo riso", dichiara, "ma oggi è diventato un incubo". Ancora ha difficoltà a scrivere nella sua lingua madre, non essendo più in grado di elaborare la lettera "a", e le capita spesso di accentare parole inglesi, come se stesse parlando un cinese. E' costantemente in cura da un logopedista.
9. I ricercatori dell'Università di Newcastle confermano la "Sindrome dell'accento straniero" in Linda Walker, sessantenne inglese, colpita da ictus. Nel suo caso, addirittura, è stato possibile identificare almeno quattro nuove tendenze "dialettali": italiana, giamaicana, francocanadese e slovacca. E' anche lei in cura e nel 2006 ha partecipato a una trasmissione televisiva per rendere nota la sua odissea.
10. George Harris ha diciotto anni quando, nel 2009, subisce un'emorragia cerebrale. Sta facendo l'interrail con alcuni amici e si trova a Bratislava, in un ostello. Viene ricoverato d'urgenza e una settimana dopo comincia a parlare con accento russo. "Nella mia testa le parole erano normali, ma uscivano in modo diverso dal solito", spiega. Oggi sta molto meglio e l'accento russo si fa sentire solo in rari casi.  

George Harris

(Pubblicato su Il Giornale il 21 giugno 2013)

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