Siamo donne del Novecento
col fazzoletto in testa
e pettini su nodi inestricabili.
Siamo bambole di pezza rammendate
per occhi due piccoli bottoni neri
perse nella corrente della vita
trascinate da una Storia infame.
Dentro bacinelle d’acqua ferma
ci laviamo al freddo del mattino
l’ombra di un dio lontano
proiettata su un muro scalcinato.
Siamo una borsa piena di cipolle
e calzini stinti stesi controvento
gli occhi di nostra madre addosso
col suo misero vestito a fiori.
Baci rubati sulle punte dei piedi
su un pontile di legno sopra il mare
una barca che parte nella tempesta
e un’attesa che non giunge mai.
E le pance cresciute troppo in fretta
ci derubano della giovinezza
trasformano il rosso di un tramonto
in una lotta per la sopravvivenza.
La guerra ci indurisce il cuore
ma daremmo la vita per un credo
non ci arrendiamo mai fino alla morte
sempre alla ricerca dell’amore.
Un giorno il tempo ci vedrà diverse
rispetto a com’eravamo
la schiena curva e le mani storte
somiglieremo alle nostre madri.
Avremo lo stesso stanco sorriso
che al bisogno non è mai mancato
e ci ha riempito il cuore di calore.
Poesia pubblicata nell’Antologia di Poesie “L’eterno volo delle foglie/1” – Marco del Bucchia Editore