Siamo donne e diciamo basta!

Da Femminileplurale

Pubblichiamo di seguito la lettera che Maddalena Bianchi ha inviato a Repubblica qualche giorno fa per denuciare la mancanza di coerenza tra le numerose iniziative a difesa delle donne e il contemporaneo impiego di stereotipi vecchi e spesso offensivi relativi al femminile. Riportiamo qui la lettera perchè riteniamo che sia importante far proseguire il dibattito su queste tematiche e mantenere viva l’attenzione critica su quanto i media propongono e fanno “in nome” delle donne.


Gentile direttore di Repubblica.it,

sono una vostra lettrice. Sono una donna. Sono una delle tante donne che vogliono dire “basta!”. Ieri sono scesa in piazza, a Bruxelles, per dire “basta!”

Basta alla mercificazione del corpo.

Basta all’identificazione delle donne col loro aspetto fisico.

Basta al mancato riconoscimento dei meriti femminili.

Basta alla proposta di modelli femminili che sfiorano la perfezione fisica.

Basta alla discriminazione delle donne sul lavoro.

Basta alla reificazione delle donne.

Basta all’idea della donna come oggetto per il piacere dell’uomo.

Basta a un mondo costruito sull’uomo e le sue esigenze.

Basta al fallologocentrismo.

Basta a questa umiliazione a cui vengono sottoposte quotidianamente le donne.

Basta al ridicolo e alla critica a cui vengono esposti gli uomini.

Tutto questo crea un senso di impotenza e indignazione in molte donne perché la maggior parte di quelle che hanno visibilità e successo l’hanno perché sono belle, sensuali, sexy, ammiccanti. Non per i loro meriti, la loro fatica, i loro sforzi, gli studi compiuti, il tempo speso a imparare, la serietà con cui adempiono ai propri doveri – di lavoratrici e di madri di famiglia.

Noi donne siamo molto di più del nostro corpo. Noi donne non siamo merce di scambio. Noi donne non siamo ornamenti, decorazioni. Noi donne non siamo disposte a vendere il nostro corpo, la nostra autonomia, la nostra libertà né la nostra dignità.

Sono donna e dico basta. Per questo accolgo con piacere la vostra iniziativa di raccolta di foto, di volti di donne normali, vere che non vogliono piegarsi a una ingannevole rappresentazione del vero. Per questo apprezzo l’ampia risonanza e il sostegno che avete dato a “se non ora quando?”

Ma, perché c’è un ma, trovo altresì che il vostro giornale faccia un uso strumentale della questione e manchi profondamente di coerenza.

Accanto ai vostri articoli in difesa della dignità della donna, si affianca una carrellata delle vostre gallerie fotografiche a dir poco contrastante.

Seguite con vivo interesse ogni iniziativa del movimento ucraino Femen, corredando le due linee d’obbligo con un accurato servizio fotografico delle manifestanti (rigorosamente in topless).

Non vi sono di certo sfuggite le foto di Anastasia Volochkova, cacciata dal partito di Putin per aver posato nuda.

Non è passata inosservata nemmeno VictoriaSilvstedt, in occasione dei Music Awards, con tanto di didascalia “se non ci fosse bisognerebbe inventarla anche perché èal posto giusto nel momento giusto”.

E come non parlare del curioso programma Naked chef?

Questi sono solo alcuni esempi, si potrebbe andare avanti.

Qualcuno potrebbe obiettare che in alcuni casi si tratta di informazione, ma in tal caso dedicherei qualche energia in più alla stesura del pezzo e qualcuna in meno alla selezione delle foto. In altri casi, come quello della Silvstedt – con didascalia annessa – ci si potrebbe nascondere dietro a un “via, è solo una battuta goliardica”, ma il problema sorge qui.

Qual è il limite, la soglia tra la mancanza di rispetto, l’offesa della dignità, la promozione di un’immagine distorta della realtà e la goliardia incompresa, il momento di svago?

Chi stabilisce la differenza? Fino a che punto è moralismo e dove inizia la difesa della propria dignità? Dove finisce lo svago, la distrazione e dove inizia la reificazione della donna, il suo divenire oggetto di piacere, di svago appunto? Non si tratta forse anche in questi casi di piccoli tasselli che partecipano alla quotidiana costruzione e proiezione di un’idea di donna che anche voi dichiarate di voler bandire e contro cui volete battervi?

La totale mancanza di coerenza mi impressiona. Mi fa pensare che questa volta, non solo il corpo, ma anche la voce delle donne sia stata strumentalizzata dagli uomini, da chi detiene il potere, per il raggiungimento dei propri fini. Il corpo, la voce e la dignità delle donne non sono in vendita. E non bisogna appropriarsene e servirsene per altri scopi.

Spero che le mie parole non siano cadute nel vuoto e che dimostrerete un po’ di coerenza questa volta pubblicando la mia lettera.

La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente,

Maddalena Bianchi


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