Milioni di italiani, nati e cresciuti nel dopoguerra, hanno avuto un’immensa fortuna, senza precedenti nella storia dei popoli della nostra Penisola e forse senza neppure rendersene conto: quella di vivere un tempo nel quale una felice coincidenza di fattori, economici, politici, internazionali, finanziari, sociali, alimentati dalla prodigiosa capacità italica di alzarsi dal tappeto dopo ko inflitti e autoinflitti, di inventarsi, di farsi il culo a pedriolo (trad. dal tardo milanese: a imbuto) aveva permesso di godere insieme dei vantaggi del sistema capitalista e delle garanzie collettive del socialismo democratico europeo. Il livello di alimentazione, di cultura, di tempo libero, di libertà individuali, di assistenza medica di un lavoratore italiano medio sono stati per decenni superiori non soltanto al 90% della popolazione mondiale, ma a quello di signori e signorotti feudali che sembravano ricchi soltanto in rapporto alla fame che li circondava, e questo evitando sia la brutalità del mercato all’americana, sia lo squallore miserabile del socialismo sovietico. Credo che questo tempo, del quale la mia generazione ha potuto, a volte con qualche merito a volte per pure fortuna, approfittare anche sfacciatamente con pensioni ai quarantenni, sia finito e che nessuno dei vecchi e nuovi magliari della politica sia in grado di farlo ritornare, per quanto seducenti siano le loro fanfaronate. Chi ce lo promette, per farci sopra qualche soldino o per prolungare il proprio tramonto, ci mente e sa di mentire. Il nuovo tempo sarà migliore, o molto peggiore, ma certamente sarà diverso. Vi ricordate quando le cassandre ci dicevano che stavamo firmando cambiali che un giorno i nostri figli e nipoti avrebbero pagato? Ecco, i nostri figli e nipoti siamo noi. Buon Primo Maggio.
VITTORIO ZUCCONI