Da quasi due anni sono presidente di una cooperativa che si occupa di servizi alle biblioteche. Ho assunto l’incarico quando ancora la crisi, almeno nel nostro settore, non era arrivata così pesantemente come si sta mostrando oggi, anche se già allora le avvisaglie erano ben chiare. Non avendo alcuna competenza manageriale, nè conoscenze giuridico economiche sulla gestione di un’impresa, ho iniziato a frequentare corsi di formazione tenuti da esperti e a partecipare a convegni, la maggior parte dei quali organizzati da Confcooperativa, a cui la cooperativa è associata.
Il dato che ricavo, in merito alla crisi, è che a tutti i livelli, dagli amministratori delle PMI alle figure più alte, anche a livello europeo, nessuno ha la più pallida idea di come uscire dalla crisi, e nessuno sa per certo prevedere cosa possa succedere, nè nel breve periodo, nè nel medio lungo. L’ultima conferma di questo è stato un dirigente che lavora presso l’Unione Europea nell’associazione di categoria che tenendo una lezione a Brescia ci ha consigliato di aumentare i ricavi e ridurre i costi. Bhè grazie, non ci avevo pensato. Ma ripeto questo è l’ultimo di una lunga lista. Spesso però, nei discorsi vuoti di proposte e prospettive, emergevano quasi inconsapevolmente alcune frasi, buttate lì distrattamente, che chiarivano bene l’incapacità di capire come diavolo uscire dalla crisi. Ne riporto solo tre, ed è interessante notare come la prima è stata proprio la prima frase che ho sentito di questo tipo, all’inizio del mio primo corso di formazione. La seconda e la terza, invece, sono le ultime che ho avuto l’occasione di registrare. Le trovo perfette, correlate, e illuminanti.
- Questa crisi non è una crisi, è una nuova normalità
- La crisi è qui per durare
- Siamo in una situazione che è prona all’implosione
Ecco, questo quello che dicono gli esperti, come a dire, non sappiamo più dove andare a sbattere la testa. Noi, teniamo botta. Ci proviamo, almeno.