Titolo: Siamo la promessa
Serie: Promise #1
Autore: Federico Negri
Editore: Selfpublishing
Pagine: 118
Ebook:
Data di pubblicazione: 2014
TRAMA
Haria Gillia è una giovane professoressa universitaria, con una mente acutissima, ma estremamente insicura. L’autostima sotto i tacchi la porta ad abusare della psicocola, una droga sintetica, soprattutto quando deve affrontare le sue relazioni sentimentali. Promise, il pianeta dove vive, è l'unico mondo colonizzato al di fuori del sistema solare ed è precipitato in un'era pre-industriale, senza più collegamenti con la madre Terra. Un'astronave terrestre atterra sul pianeta dopo secoli di oblio, carica di enigmi. Le fazioni opposte dei promisiani se ne contendono la tecnologia, mentre Haria, cerca di scoprirne i misteri e di dominarne le forze devastanti, camminando sulla sottile linea della contesa. Sino a scoprire che un'orribile verità si cela in quel messaggero, giunto dal loro passato.
RECENSIONEIo amo il genere distopico. Sono passata da averlo solo sentito nominare per gli esempli più celebri ad amarlo alla follia. Certo, non tutti i libri di questo genere mi sono piaciuti, ma l'idea di fondo che c'è mi attira sempre. Siamo la promessa, e tutta la serie Promise, rientrano in questo genere, anche se non del tutto, infatti potremmo definirlo un libro distopico/fantascientifico. E io il genere fantascientifico non lo reggo molto, tuttavia qui questo elemento è un po' accennato, quindi non mi ha molto infastidito.
Nuova copertina
(uhmm, mi piaceva più la prima...)
La caduta sul pianeta di un oggetto non identificato mette in moto la storia. Viene infatti organizzata una missione di recupero dell'oggetto, una missione composta da un gruppo di soldati e due scienziati, tra cui Haria. La missione è complicata da diversi elementi, primi fra tutti un gruppo di persone che vive fuori dalla città e che non vuole il ritorno della tecnologia.
Ho trovato molto interessante l'ambientazione e l'idea di questo mondo senza tecnologia. E' un argomento che potrebbe sembrare estraneo al nostro mondo, in realtà a pensarci bene fa riflettere. Oggi siamo abituati che un click su una tastiera ci fa entrare in comunicazione con mezzo mondo, un altro click ci fa avere informazioni su qualsiasi argomento, o vedere le immagini di qualsiasi cosa, o ancora ci fa fare acquisti e via dicendo. Ma senza tutto ciò cosa saremmo? Il mondo che Federico descrive è un mondo duro e difficile, in cui più che vivere si sopravvive. In questo mondo costruisce una storia semplice e abbastanza lineare, ma lo fa in maniera astuta, non dando subito un quadro della situazione, ma facendocelo scoprire mano mano che prosegue la storia, attraverso i pensieri della sua protagonista. Vediamo in un certo senso il mondo di Haria attraverso i suoi occhi e i suoi sentimenti, ed è per questo che risulta essere un mondo difficile, crudele, brutto. Lei si sente ingabbiata in questa arretratezza tecnologica, così tutto quello che la circonda sa di vecchio e polveroso, marziale e freddo.
E' un po' difficile l'impatto iniziale, perché bisogna entrare nell'ottica della storia, capire che si scopriranno più cose andando avanti. E infatti è così.
Quello che lascia più spiazzati è il finale, che lascia appesi quasi a metà frase per quanto è brusca l'interruzione. Essendo una trilogia questo invita il lettore alla continuazione. E' però un romanzo molto breve, quindi mi sono domandata se valesse veramente la pena fare una trilogia o se era meglio creare un racconto più organico, meno spezzettato, e limitarsi ad esempio ad una duologia.
I personaggi. Il personaggio principale è Haria, una giovane dottoressa che fa parte della missione di recupero dell'oggetto proveniente dallo spazio. Mi ha molto colpita perché non è la classica protagonista, e, pensandoci bene, non credo di averne incontrate di simili. E' un ragazza chiaramente infelice della sua vita, costretta a prendersi cura della madre invalida in un mondo in cui non c'è posto per la malattia e la pietà. E' depressa e nevrotica, vuole evolvere, mettersi in mostra, diventare qualcuno. Per questo, spesso cerca di alienarsi dalla realtà grazie alle metanfetamine. Per lei l'oggetto proveniente da lontano, forse dalla Terra, rappresenta il riscatto per una vita a metà, costruita sul lavoro e sull'infelicità. Non è un personaggio positivo, e non mi riferisco solo alla droga, però cattura l'attenzione, il lettore la segue e prova con lei la sua ansia di conoscenza.
Lo stile. E' scritto molto bene. Federico ha una scrittura scorrevole ma precisa. Da tutti i dettagli necessari senza però cadere nel noioso. Come dicevo prima, l'inizio forse spiazza un po', ma basta qualche pagina per acclimatarsi alla storia. Riesce a far immedesimare bene il lettore e farlo muove con naturalezza nel mondo che crea, un mondo molto vivo nelle sue descrizioni.
Voto
Alla prossimaEliza