Mentre Alfano, il segretario particolare del padrone della legge, detto in gergo Pdl, esercitava lo sguardo da pagello per rivendicare il partito degli onesti, aveva già in mente un sistema truffaldino per inserire nella manovra un comma disonesto. Quello per rimandare alle calende greche il risarcimento che la Mondadori deve a De Benedetti.
Il 21 esimo comma ad personam, ma anche un vulnus della legalità che rischia di avere conseguenze gravissime per l’immagine del Paese e per gli eventuali investimenti dall’estero. Ma tanto a Silvio non gliene può fregare di meno: basta che sia salva la sua roba, anche a costo di introdurre in sostanza il concetto di insolvenza per le cifre oltre i venti milioni di euro.
Tra questa roba, tra le proprietà che gli spettano per aver sollevato la feccia agli altari, c’è evidentemente anche Alfano, l’onesto segretario degli onesti che pare abbia avuto un ruolo di primo piano nel mettere a punto il testo insieme a Ghedini, e a inserirlo all’insaputa di Tremonti, nel viaggio che il testo ha fatto tra via XX settembre e Palazzo Chigi.
Così, come giustamente fa notare Anna Lombroso, mentre i comuni cittadini, seviziati da Equitalia, rischiano di perde la casa per una multa non pagata, i ricchi si assolvono da qualunque debito. E del resto la disuguaglianza come valore sociale e come azione politica, la corruttela degli uomini e delle istituzioni come prassi, sono le basi del berlusconismo. La cui impronta è del resto evidente nella manovra nel suo complesso, nella ontologica iniquità su cui è basata.
Così mentre il neo segretario vendeva la sua paccottiglia di onestà, stava già ordendo il piano salva padrone. E non c’è da meravigliarsi che sia stato acclamato: dove lo vanno a trovare un segretario più affine a un partito sotto dettatura?