Bloggers italiani di piccola taglia, fatevi un backup!
Lo squillo di tromba che segnasse l’inizio ufficiale della guerra ai blog non poteva che partire da lì, da quello di Beppe Grillo, uno spazio virtuale che tanto ha dato alla blogosfera ed ora, senza troppe cerimonie, si è deciso che prenda. Le carote sono finite, adesso arriva il bastone.
D’altronde è abbastanza ovvio. L’economia la distruggono gli economisti avidi, la spiritualità i preti saccenti, la politica gli ominicchi egoisti. E la blogosfera la distrugge il blog di Grillo. Un blog mediocre.
“Caro direttore,
le vicende riguardanti Silvio Berlusconi, Forza Italia e Marcello Dell’Utri sono state ampiamente riportate dai media nei mesi passati, con una forte accelerazione nelle scorse settimane fino a oggi. Questa attenzione, di norma scarsamente informata, quasi sempre maliziosa e ostile, mi ha toccato marginalmente, ma non lievemente, in quanto socio di Fininvest. Poiché da oggi lascio la società, ritengo utile chiarirne i motivi, per evitare ulteriori distorsioni dei fatti. I motivi sono due.Il primo riguarda la mia presenza, come socio di minoranza, in Fininvest. I media hanno speculato in merito interpretando il mio ruolo come rappresentante di più o meno precisati «poteri mafiosi» intenzionati a infiltrare, tramite Finivest, le reti televisive Mediaset e, tramite Marcello Dell’Utri, il movimento politico. In breve, non rappresento alcun potere mafioso, né in generale né nello specifico, né ritengo che alcun potere mafioso si senta rappresentato da me. La prova del contrario la lascio ai maliziosi interpreti che si sono finora beati nel richiamare fantasiose teorie complottistiche degne di romanzi d’appendice più che di una stampa seria e informata. Non conosco Silvio Berlusconi, non ci siamo mai incontrati né scambiati telefonate, mail o sms. Non ho partecipato alla gestione dellle sue televisioni in seno a Mediaset, dove non ho mai ricoperto cariche operative; non ho mai avuto a che fare col partito Forza Italia, con il quale intrattiene relazioni il solo Dell’Utri nelle forme e nei modi da lui stesso ripetutamente chiariti anche su questo giornale. Lascio la società perché i miei interessi personali e professionali sono altrove, ma anche per spezzare il filo delle speculazioni interessate. Mi auguro che serva.
Il secondo motivo è ben più grave e si sostanzia in una valanga apparentemente inarrestabile di diffamazioni e calunnie di violenta intensità, basate su ancor più farneticanti teorie del complotto, che sono apparse e continuano ad apparire in blog e siti di diversa connotazione: da quelli di ispirazione esplicitamente nazi-fascista a quelli di tendenza diametralmente opposta (come i Meet Up di supporto a Grillo) passando per una varietà di blog e siti di varia natura che vanno dai circoli vegetariani a club politici o territoriali delle più diverse tendenze. In questi luoghi la teoria assume i toni foschi del complotto pluto-giudaico-massonico di memoria zarista e hitleriana. L’attribuzione di rappresentante dei poteri mafiosi (o forti che dir si voglia) origina da qui, per assumere contorni decisamente deliranti e razzisti.
Dal mio cognome siciliano si è risaliti a una famiglia con lo stesso nome che operava secoli fa nella Trinacria e che commerciava in droghe e spezie con mezzo mondo: tanto basta per vedermi associato, un quarto di millennio dopo, a una «potente dinastia di narcotrafficanti». E non si parla di un pazzo isolato: sono decine i siti che riportano queste piacevolezze, associandomi volta a volta a Cosa Nostra, Camorra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita, Bilderberg, Massoneria, Mossad, Illuminati, Lobby delle multinazionali, circoli esoterici e altre amenità di questo tipo da far impallidire Puzo, Dan Brown o l’Umberto Eco del «Cimitero di Praga».
La cosa è seria e va avanti da anni senza che alcuno di questi luoghi di indecenza ne sia mai stato chiamato a rispondere, sotto il profilo della controinformazione e della legge. La questione che va qui sollevata, al di là di quella strettamente personale, è quella della Rete. Luogo democratico per eccellenza, al quale chiunque può accedere per dare voce alle proprie opinioni, può diventare arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica.
Il primo punto è dunque come fare in modo che si salvaguardi la libertà di opinione ed espressione con la necessaria tutela di chi, per un motivo o per l’altro, venga preso di mira con intenti diffamatori e, nel caso in specie, anche razzisti. Ma i fatti non si fermano qui, perché la teoria del complotto dei poteri forti, che va avanti in Rete da almeno quattro anni, da un paio d’anni a questa parte è stata acriticamente assunta anche dai media «ufficiali», ossia radio, televisione e carta stampata. Avevo erroneamente giudicato tutto sommato sgradevoli ma innocui quei siti e blog, prevedendone un progressivo declino in funzione della palese idiozia dei riferimenti e argomentazioni.
[...]Decine di articoli e servizi televisivi hanno sostenuto e sostengono ogni giorno il teorema dei poteri mafiosi dediti a infiltrare Forza Italia, non si sa bene se per legittimarlo o delegittimarlo. Un’informazione distorta e malata, che impone una seria riflessione.”
Don Vito Corleone
Liberamente (per ora) tratto da qui.
Poveri grillini e poveri tutti noi, prima ci tengono uniti insegnandoci Voltaire, uno che sarebbe morto pur di difendere il tuo diritto d’opinione, poi ci dividono dicendoci che certe opinioni non si possono dire.
Tra l’altro, nell’originale, il video d’introduzione alla lettera è: “Siete voi il cancro!”. Ciò che mi incuriosisce è che il complimento, la cui paternità presumo si debba attribuire a Beppe Grillo, se ci si pensa è rivolto ai suoi lettori.
In fin dei conti sono i grillini che tengono su quel blog. Sono sempre i lettori a tenere su un blog.
Se domani mattina sparissero i grillini, Grillo e lo staff si ritroverebbero con due server e un pugno di mosche in mano. Morti mediaticamente, politicamente, economicamente. Se spariscono Grillo e lo staff, i grillini restano cittadini socialmente attivi, consapevoli più della media, in parte già inseriti nelle amministrazioni locali. Insomma, persone vere che possono ben organizzarsi in liste civiche nel mondo reale come in quello virtuale con blog, forum ed aggregatori nuovi (e partecipando di più a quelli che già ci sono) e magari questa volta senza fratelli della uallera d’oro tra le palle ed in spazi non intestati a Telecom Italia.
[Sììììì, lasciatemi teorizzare sui complotti! Ah... come godo - ziocane! - sono un teorico del complotto. Un complottologo. Bù! Hai avuto paura del complottologo? No?]
Bene, sul blog tenuto su dai grillini (ma di cui i grillini possono fare a meno) c’è scritto chiaro e tondo che i blog sono il cancro del web.
Ma Grillo sta o non sta su un blog? Sicuramente. E i grillini? In quanto tali. E se domani arriva uno più grosso di Sassoon e dice che quello malato è il loro di blog? Glielo chiudono.
Insomma, sta ai grillini decidere se sono loro il cancro e se un giorno accetteranno di essere curati. Viene loro imposto di decidere subito ma con moderazione, col silenzio assenso. Oggi non fa tanto male perché la testa sul ceppo è quella di bloggers idioti, sgradevoli, razzisti ed impotenti di fronte al sistema. Prima o poi, però, la testa sarà la loro ma la decisione sarà già stata presa, oggi.
La scelta che s’impone è davvero impegnativa perché coinvolge fisicamente ed emotivamente parecchie persone. Ai grillini viene data la chance di deliberare sulla loro natura e sulla loro esistenza. Devono decidere adesso. Questa è la loro occasione. Quanti di loro si pronunceranno? E quanti metteranno la testa sotto la sabbia?
A me piace scrivere su un blog, lo ammetto, è una mia debolezza. Mi prenderei a schiaffi da solo. No, no, lasciami fare. E’ colpa mia. In questo caso rientro tra le vittime designate delle bizze dei potenti e dal mio punto di vista è molto facile giudicare. Al contempo mi rendo conto che una persona coinvolta nel Movimento 5 Stelle associa una lunga serie di affetti al suo sentirsi ‘grillina’ e non è facile svestirsi di un abito che piace, un abito a cui si è affezionati per quello che si è vissuto indossandolo e che ancora ci si mette nonostante si stia riempiendo di macchie.
Però la scelta s’impone – amici – e noi contiamo su di voi.
Vi tocca spogliarvi per difendere il nostro diritto d’opinione.
Che poi è il vostro. E quindi non vogliatecene.
Voltaire avrebbe preteso ben altro.