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Siamo quello che mangiamo, ipotetico svolgimento

Creato il 22 giugno 2011 da Yellowflate @yellowflate

Siamo quello che mangiamo, ipotetico svolgimento‘Siamo quello che mangiamo?” con documenti di Adele Sarno “Otto ore seduti il cuore rischia il doppio”; articolo della “Repubblica” “Arriva l’auto-test per la prevenzione”; Cni-Unesco “La dieta mediterranea è patrimonio immateriale dell’umanità”; Carlo Petrini-Rifkin “Il nuovo patto per la natura /La Repubblica); Silvia Maglioni “Mangiare davanti al computer fa male alla linea”

Un ottimo spunto lo trovi qui sotto, tratto da un mio articolo su tuttasalute.

La cultura di tutti i popoli e di tutte le epoche ci porta chiare testimonianze di come il rito del cibo sia il fulcro condizionante del trascorrere stesso del giorno; e tutta la nostra storia di individui e di uomini ruota attorno all’istinto primario del cibarsi.

In esso si riafferma l’eternasfida del fronteggiamento della morte, del superamento della paura edell’angoscia del fluire del tempo.

Cibarsi, del resto, è un bisogno primario che condiziona, di necessità, tutti gli altri comportamenti: spesso affoghiamo nel cibo tutti i nostridolori, i nostri rimpianti, festeggiamo con il cibo i nostri successi,le nostre realizzazioni,i nostri amori, proprio per questo nei saggi dipsicologia dell’alimentazione contemporanea,esso è definito un “sistema di comunicazione”.

Non più solo alimento del corpo, ma anche stimolatore dell’io interiore al quale evoca ricordi emozionali profondi, non più solo un bisogno, ma anche un valore duttile e trasformabile, infatti, nel tempo,pietanze che segnalavano la povertà frugale delle campagne, oggi troneggiano su tavole sofisticate e raffinate.

L’evolversi della società e dell’economia, prima epost industriale, oggi hanno profondamente condizionato le nostreabitudini alimentari, permettendo l’utilizzo di una maggior quantità di cibo per quasi tutte le fasce della popolazione.

Come sempre, però, niente è tutto bene o tutto male: questo passaggio da un’alimentazione semplice e parca, ad una più raffinata, ha originato l’insorgere dicomportamenti dietetici scorretti, confusi, illogici e spesso nocivi e pericolosi.

Nella confusione dell’informazione su una problematica così complessa come quella alimentare, va ricercata quella disinvolta sottovalutazione dei rischi e dei danni che accompagna una alimentazione sbagliata e squilibrata.

Fiumi di parole sono stati spesi per divulgare questa o quella dieta; campagne pubblicitarie martellanti promuovono innumerevoli soluzioni di facile e semplice impiego per raggiungere un’immagine che aderisca ai modelli sociali vincenti. Pubblicazioni di educazione alimentare di vario genere ci disorientano, mentre avremmo bisogno di indicazioni informative sull’importanza della prevenzione che, attraverso il cibo, siamo in grado di operare sul nostro fisico e sulla nostra mente.

Se siamo ciò che mangiamo, siamo “fatti” ovviamente dicibo e il cibo è un alimento e sappiamo che l’alimento è una sostanza che introdotta nel nostro organismo sopperisce al dispendio di energie e fornisce materiali indispensabili per la nostravita.

Il ricavare calorie ed energia non è però sufficiente a garantire unabuona salute e ad ottenere una corretta prevenzione. Se l’alimentodeve essere fonte di vitalità e di salute, la dieta deve rappresentare il riflesso della nostra evoluzione, l’ambiente in cui viviamo e il nostro tipo di attività.

Nessuno degli aspetti della nostra vita è da considerarsi avulso dagli altri: quelli biologici, psicologici e spirituali sono connessi in un’unica totalità. Per questo la cultura orientale nella ricerca delle cause dellamalattia, pone l’accento sulla relazione tra lo stato di salute di un individuo e gli altri fattori come la dieta, il tipo di attività,l’atteggiamento spirituale e l’ambiente.

La nostra domanda ora è questa: se l’evoluzione è crescita, come mai assistiamo ad un impoverimento della nostra resistenza fisica e psichica. Come mai viviamo in una condizione di salute precaria?

Fermiamoci ad ascoltare, a guardare e, non solo a vedere la naturache ci sta intorno; riappropriamoci dell’amore e del rispetto verso noi stessi, tentiamo di condurre la nostra vita e le nostre scelte servendoci di uno strumento naturale: i nostri organi di senso.

Con una vita naturale, basata sui principi che regolano le leggi della natura potremo determinare liberamente la nostra salute, favorendo il contatto con l’ambiente e ponendoci più vicino al significato di equilibrio.Ascoltiamo le esigenze del nostro corpo e non limitiamoci soltanto al messaggio esterno o a quello del nostro gusto. Domandiamoci sempre se il dato alimento è valido per la nostradigestione, per le nostre esigenze, se è carico di energia vitale. Variamo ed alterniamo l’alimentazione in modo da associare o alternare principi diversi; scartiamo i cibi troppo elaborati e conservati a lungo, e, soprattutto, mettiamoci a tavola con animo serenobendisposto.

Non a caso tra le prescrizioni di tutti i popoli vi è la preghiera all’atto di sedersi a mensa: l’uomo deve mettersi a tavola in una disposizione d’animo piena di gratitudine per la natura che gli ha fornito l’alimentonecessario per ristabilire le sue forze e le sue facoltà.

 


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