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Siamo sicuri che questo sia il peggio?

Creato il 24 febbraio 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1

SIAMO SICURI CHE QUESTO SIA IL PEGGIO?
Il fenomeno Beppe Grillo è interessante qualunque sia il responso delle urne. Esso pone infatti un quesito che vale anche al di fuori della politica: "Come comportarsi quando si ritiene di soffrire di un male intollerabile?" Quando si è in una situazione che ci disturba o ci rende infelici, è ovvio che si desideri uscirne. Ma il modo più ragionevole di comportarsi, per farlo, dipende da molti fattori. Il caso più semplice è quello in cui si ha un dilemma di cui sono chiarissimi i risultati. Se il dentista ci dice che il dente è insalvabile e che per far cessare il dolore non rimane che estrarlo, la scelta è chiara: se vogliamo tenerci il dente, dobbiamo sopportare il male, nella vaga speranza, poco condivisa dal medico, che si decida a passare; se invece siamo disposti ad avere un dente in meno, e magari a pagare per una protesi, dobbiamo rassegnarci all'estrazione. Più complesso è il dilemma nel caso in cui i fattori siano numerosi e il risultato molto più incerto. Se una donna è infelice, col marito, e pensa di separarsi da lui, i dati da calcolare sono una folla. In primo luogo, è una difficoltà passeggera o insormontabile? E quali saranno le conseguenze per i figli, la situazione economica conseguente, la casa d'abitazione, i commenti di parenti e amici? E se poi ci si pentisse? Non raramente, proprio perché si è incerti, si rinvia una decisione che magari, anni dopo, col senno di poi, si giudica stupidamente procrastinata. In questi casi, il consiglio del saggio suona così: "Se reputi di avere il cinquanta per cento di probabilità di sbagliare, qualunque decisione adotti, adottane una, anche quella di non far niente, ma dopo non pentirtene. Non avevi dati certi su cui decidere". C'è un unico caso in cui si può reputare di non avere nessun problema, riguardo alla decisione. Se ci si trova in una stanza al quarto piano invasa dalle fiamme e l'unico modo di uscirne è saltare dalla finestra, è chiaro che si preferirà la morte veloce a quella più dolorosa. Fra l'altro saltando dal quarto piano c'è ancora una remota probabilità di sopravvivere. Dunque si può stabilire il principio: "Quando ogni situazione è migliore di quella in cui ci si trova, bisogna far cessare la situazione in cui si è, perché qualunque alternativa, inclusa la morte, costituirà un guadagno". La teoria è lineare, la pratica lo è meno. Nella favola di Esopo le rane si lamentavano del loro re, troppo inerte, e Giove glielo cambiò con un re che prese a mangiarle ad una ad una. Dunque bisogna stare attenti a non credere alla leggera che la propria situazione non possa peggiorare. In politica, come stabilito una volta per tutte da Churchill, ciò che fa giudicare positivamente la democrazia non sono i suoi meriti - che anzi sulla base di essi si avrebbe voglia di avere "qualunque altro tipo di regime ma non questo" - ma i  demeriti degli altri sistemi. Si è visto che alla lunga "qualunque altro tipo di regime" si dimostra peggiore della democrazia. È questo il massimo difetto della predicazione di Beppe Grillo. Egli enumera le magagne delle istituzioni e dei politici attuali ma propone ricette inverosimili o infantili perché sa che i suoi ascoltatori percepiscono il messaggio sottostante: "Magari questa proposta in particolare è sballata, ma Beppe ha ragione: bisogna mandare a casa tutti questi politici e tutti questi partiti". Principio che sarebbe valido se fosse sicuro che tutti i politici e i partiti che abbiamo siano i peggiori in assoluto. E che chi li sostituirà sarà comunque migliore. Nulla lo dimostra. I personaggi che propone Grillo non possono essere considerati migliori solo perché nuovi. È vero che la Costituzione concede l'elettorato passivo a tutti i cittadini, senza che sia necessario un titolo di studio o una competenza specifica. Ma coloro che non hanno una competenza specifica, una volta eletti, sono dei peones che non entrano nelle commissioni, non propongono leggi, non contano nulla e devono solo pigiare il tasto rosso o verde, nelle votazioni, secondo come gli dice il capogruppo. Da sole, l'onestà e la buona volontà valgono alla Camera quanto valgono in una sala operatoria. Ma per capirlo gli italiani devono prima votare per Grillo. Non rimane che aspettare. Gianni Pardo, [email protected] 24 febbraio 2013 http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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