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Siamo tornati agli anni di piombo?

Creato il 28 aprile 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

caraRiceviamo e pubblichiamo

Siamo tornati agli anni di piombo, o forse, non ce ne siamo mai allontanati… fatto è che, la gente è molto stanca di essere maltrattata, derubata, tradita. E quando la tensione si fa alta, come accadeva nei terribili anni del terrorismo, gli squilibrati, i delusi, gli scontenti si scagliano contro l’ultimo baluardo di una società che implode, l’Arma e i servitori dello Stato.

Non è certo mia intenzione far retorica di pasoliniana memoria o fomentare animi già abbastanza caldi. Anzi. Tutt’altro. Ma è evidente che qualcosa non va, il malessere è diffuso anche e soprattutto tra quelli che sino ad oggi sono stati il bersaglio immobile dell’odio della società. In tutto questo uno solo grande assente: lo Stato. Dopo le rituali espressioni di condanna, dopo le fugaci e momentanee manifestazioni di solidarietà, l’amministrazione statale, quasi arresa, singhiozza, emette innocui vagiti, ma non smette mai di posizionarsi per prima alle fiaccolate. Magari bastasse sfilare per porre fine allo scempio.

Temo per il degenerare dei discorsi, dei comportamenti, dello sfilacciarsi di una corda ormai logora che continua con affanno a tenere saldo il sistema paese, temo per una rivoluzione scongiurata 30 anni fa ed ora di nuovo alle porte. Temo per tanta ignoranza, per tanta indifferenza, per tanta confusione, per un deperimento generale premonitore di vittime innocenti.

Soffro per il bollettino di guerra delle ultime ore, per un week end funesto per l’Arma che non può dissolversi semplicemente nel cordoglio.

Credo in un impegno serio a favore di un Comparto massacrato da tagli e riduzioni, che silenziosamente ha servito senza chiedere, calpestato da una società mutata, strafottente ed esigente, non per i quattro soldi di stipendio ma perché fedele servitore delle Istituzioni.

Purtroppo è una lunga storia che prosegue “ad elastico”, un dejà vu con fasi alterne di tensione, di false promesse, di provocazioni, di indifferenza, di caduti incolpevoli, di pedine sacrificabili. Ma la corda è logora e minaccia di rompersi.

Guido Lanzo



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