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Siamo troppo delicati

Da Rossitudine @rossitudine

Diversità

Siamo troppo delicati.
Sordo, cieco, handicappato, vecchio, obeso, down, gay, nero, giallo, brutto, povero, pazzo, lesbica, straniero, sporco….
Cosa hanno in comune questi aggettivi?
Due cose.
Sono riferiti ad un essere umano.
Stanno a denotare una differenza creata da ciò che i più considerano un difetto, ma che non è detto che in senso assoluto lo sia.

Allora, per sentirci apposto con la nostra coscienza di “esseri normali”, troviamo termini per non offendere coloro che in realtà non hanno bisogno di difesa in quanto uguali per valore e dignità ad ogni altro essere umano. Vediamo la nascita di “non-vedente”, “diversamente-abile”, “anziano”, “di-colore”, e via con la fantasia buonista!

Posto il fatto che la dignità dell’essere umano è il valore più importante insieme alla libertà, compresa quella di espressione, credo sia il caso di analizzare la cosa con occhi aperti e limpidi.

Domandiamoci se davvero dietro alla bontà dei termini o alle spade tratte in difesa dei più deboli, non esista la vera discriminazione e la percezione profonda della diversità vista come difetto. Difetto all’occorrenza da evitare, nascondere, da coprire di omertà, da considerarsi fattore di differenza profonda tra esseri di uguale dignità e valore intrinseco.

- Sei malato, deficiente, miserabile, ecco allora sei mancante di qualcosa che ti renda uguale a me e di questo io mi duolgo, ma soprattutto mi gongolo del mio essere “normale”, evito di entrare a contatto con te, di guardarti, di parlare di te, per non farti sentire minorato e non sentirmi, io, in imbarazzo davanti al tuo difetto.-

Questa è la delicatezza degli “esseri normali”, che considerano la vita e l’essere umano come un’entità corporea, escludendo il fondamento profondo della sua anima.
(Daniela, Tiziana e Valentina per la libertà d’espressione. 15 Settembre ’12)

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(Photo: Tiziana Vergari Berclaz @tizzia)

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