dhr: idee feconde
Inizia oggi un nuovo tipo di collaborazione con dhr: realizzerà per il nostro blog delle immagini per illustrare alcuni post. E’ un grande privilegio per noi poter avere suoi lavori nelle nostre pagine. dhr, tra le sue tante attività artistico-culturali, è anche un illustratore di vaglia noto anche all’estero e non sarà un caso se il post che mostra la sua prima opera per noi parla di creatività. Grazie davvero Dario.
La creatività ha qualcosa di magico, chi la possiede è come se avesse dei superpoteri che consentono di immaginare, di inventare, quello che fino a un momento prima non esisteva.
E invece non ha nulla di magico, né è un tratto che fa parte del patrimonio genetico e si trasmette per via ereditaria e neppure è una benedizione caduta dal cielo. La creatività è un’abilità: chiunque può imparare a essere creativo e a diventarlo sempre di più.
Dicono gli studi degli ultimi anni che la creatività non è altro che uno strumento cognitivo che noi utilizziamo in modi diversi a seconda del tipo di problema che dobbiamo risolvere.
Ve ne sono molti che richiedono un insight, un’illuminazione improvvisa, altri che devono essere risolti un passo alla volta, gradualmente.
Alcune ricerche hanno messo in luce i fattori che favoriscono l’insight. Per esempio, l’esposizione a un video divertente e dunque rilassante aumenta del 20% la percentuale media di successi. Anche l’alcol aiuta, come hanno rilevato ricercatori dell’università dell’Illinois: gli studenti un po’ brilli risolvevano il 30% in più dei problemi per i quali era necessario l’insight rispetto a quelli sobri.
Come si spiegano i benefici in termini di creatività del relax e della sbornia? Il vantaggio deriverebbe dalla mancanza di attenzione e di concentrazione, condizione che favorisce la messa in moto dell’immaginazione. Se siamo fuori dal problema, lontani da esso, rilassati, per esempio sotto la doccia o davanti a un film comico, siamo in grado, in modo del tutto inatteso, di attingere a informazioni casuali che giacciono tra le pieghe del nostro emisfero destro.
Le ricerche spiegano anche che gli insight più sorprendenti si verificano nei luoghi più improbabili, come avvenne nella vasca per Archimede e in uno strip club, sembra, per il fisico Richard Feynman per certe sue intuizioni. E fanno capire quanto siano avanti i dirigenti di Google nei cui uffici hanno trovato spazio tavoli da ping pong, scivoli, poltrone super comode e molto altro.
Ci sono però delle situazioni in cui la soluzione creativa arriva non d’improvviso, ma in seguito ad applicazione e a tentativi andati a vuoto. Allora possiamo chiederci: se differenti tipi di problemi richiedono diversi tipi di pensiero creativo, come facciamo a sapere se stiamo pensando nel modo giusto nel momento giusto? Si è visto, in realtà, che la mente umana ha per sua natura la capacità di stabilire il tipo di pensiero più adatto alla bisogna. Numerosi studi hanno mostrato che quando si ha la percezione di essere ben lontani dalla soluzione la mente capisce che è necessario un insight, quindi la cosa più produttiva è dimenticarsi del problema, ma se c’è la sensazione di essere vicini alla soluzione allora è il momento di impegnarsi nel lavoro. In entrambi i casi, ovviamente, dobbiamo possedere da qualche parte nella testa una risposta creativa al problema. Una delle principali condizioni per essere più creativi è quindi accrescere il volume e la varietà delle informazioni a cui poter accedere. Steve Jobs diceva che la creatività consiste semplicemente nel collegare le informazioni, cioè immaginare nuove combinazioni di cose che esistono già.
Altre condizioni che possono favorire la soluzione creativa sono: non essere al dentro della materia, essere un outsider, avere la capacità di porre domande naif, affrontare il problema da principianti, essere privi di preconcetti e liberi dalla paura del fallimento.