di Stefania Piazzo
Boston è un simbolo di libertà. Di libertà di pensiero, di sovranità popolare e
C’è insomma una tradizione di libertà che ha fatto la storia, e colpire questa città è come andare a scollegare i neuroni della libertà individuale, della sua riscossa territoriale rispetto ai soprusi, alle dittature, alle violenze pianificate.
Furono gettate le premesse per la libertà del mondo dalle ganasce del centralismo, degli imperialismi di Stato, dalle invasioni ingiustificate. Questo rappresenta Boston nella storia della civiltà occidentale moderna.
Se oggi possiamo riempirci la bocca pronunciando lo slogan “No Taxation without Representation” è grazie alla ribellione, meglio, all’evoluzione della resistenza dei bostoniani, che diede il via al domino della ribellione contro le tasse prive di un ritorno di servizio. Io ti pago, questo è il principio, in virtù di una rappresentanza.
Oggi, tre secoli dopo, siamo ancora a gridare “No Taxation without Representation”.
Il principio della rappresentanza non è virtuale, è vincolato e vincolante.
Oggi noi paghiamo un dazio ad uno Stato fantasma, ad un sistema di inesistente democrazia della rappresentanza. Partiti che non ci rappresentano, politici che rappresentano altri monarchi e non il popolo, sistemi che rappresentano se stessi meno che il popolo, il territorio, la base.
Gli attentati di Boston non sono lontani, feriscono la storia, come se Venezia venisse bombardata. Si andrebbe a violentare la storia di una grande repubblica di libertà. Come se si colpisse San Pietro, simbolo della cristianità. Come se si sfracellasse al suolo la Madonnina, simbolo della civiltà operosa e dell’ambrosianità prudente.
Boston è casa nostra, casa di tutti coloro che credono nella resistenza come valore, che incardinano il principio dell’essere liberi, non coloni ma cittadini, non sudditi né schiavi del terrore, di qualunque natura sia. Oggi siamo tutti bostoniani.