Dopo aver trattenuto il respiro per qualche settimana, in attesa del voto siciliano, il sistema partitico riparte dalla necessità, sollecitata dallo stesso Presidente della Repubblica, di una nuova legge elettorale da approvare in tempi brevi, anche alla luce della probabile anticipazione delle politiche a febbraio con l’election day. Ma le ragioni non sembrano certo le più nobili, visto che l’obiettivo pare essere quello di ottimizzare i consensi dei partiti e ostacolare l’ingresso del M5S in Parlamento, né le idee sembrano le più brillanti, ovvero rispolverare il Mattarellum o mantenere il Porcellum con l’introduzione delle preferenze.
Uno dei tanti luoghi comuni diffusi nel nostro Paese afferma che la Sicilia, dal Milazzismo in poi, rappresenta il laboratorio della politica italiana. Per estensione del concetto, potremmo sostenere che le vicende della politica siciliana hanno sempre segnato la storia del nostro Paese rivelando vizi e miserie della politica italiana. Le recenti elezioni regionali ne sono la testimonianza più evidente. Infatti, lo stesso blocco di potere politico che aveva sostenuto Salvatore Cuffaro (condannato a sette anni per favoreggiamento a Cosa nostra) e Raffaele Lombardo (rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa) ha sostenuto in maniera più o meno esplicita e melliflua il neo governatore eletto, Rosario Crocetta, generando l’ennesimo pasticcio politico i cui effetti sulla vita dell’intera isola non tarderanno a manifestarsi in tutta la loro dirompente drammaticità.